"Il Green pass rapido è rischioso". L'infettivologo: una dose di vaccino non basta

Andreoni mette in guardia: "Meglio aspettare il richiamo prima di partecipare a feste o eventi"

Green pass Covid (foto Imagoeconomica)

Green pass Covid (foto Imagoeconomica)

"Una sola dose di vaccino non protegge dalla variante Delta, perché sviluppa una quantità di anticorpi troppo bassa. Per questo è necessario il richiamo". Secondo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, la minaccia di questa mutazione è reale e anche i più giovani dovrebbero preoccuparsi. 

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Professore, eppure fino a poche settimane fa si pensava che bastasse una sola dose per essere protetti.

“I dati confermano che non è sufficiente un’iniezione. AstraZeneca con una sola dose copre fino al 33%, Pfizer poco di più. La prima puntura da sola non è sufficiente a bloccare la variante, che è molto più trasmissibile. Tra due settimane diventerà dominante anche in Italia, come è già successo in altre parti del mondo".

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E allora cosa possiamo fare?

"Vaccinare il più rapidamente possibile. Solo con due dosi potremmo limitare l’emergenza. Anche perché in Italia c’è una discreta percentuale di persone fragili che non sono state ancora protette".

Quanto ci mettono gli anticorpi a svilupparsi dopo la prima iniezione?

"Due settimane, ma non in quantità sufficiente. La risposta immunitaria è rapida, ma il numero di anticorpi rimane basso se non si effettua il richiamo".

Ma se servono due dosi per essere coperti, è pericoloso che milioni di italiani abbiano già ottenuto il Green pass nazionale, che permette di partecipare a matrimoni o eventi pubblici, dopo solo un’iniezione?

"Assolutamente. La variante Delta circola e le persone devono capire che con una sola dose ci si espone al rischio di contagio. Per questo è importante effettuare il richiamo".

Chi ha già avuto il Covid, ma non si è ancora vaccinato, è coperto?

"Dagli studi condotti finora risulta una buona immunità fino a sette-nove mesi dalla guarigione. Inoltre chi si reinfetta non incorre in forme gravi".

Non è che è un Paese come l’Inghilterra, dove ora riesplodono i casi, abbia sbagliato strategia, preferendo vaccinare più persone possibili con una dose, prima di passare alla seconda?

"No, hanno preso quella decisione quando avevano un numero di morti molto alti. L’intuizione si è rivelata valida: nel momento di massima esplosione dell’epidemia sono riusciti a ridurre gli accessi in ospedale".

Come si spiega il fatto che anche in Israele, dove oltre metà della popolazione è stata completamente vaccinata, i casi stiano risalendo?

"I vaccini coprono con percentuali molto alte dalle forme gravi della malattia, non dall’infezione. L’importante è ridurre le prime, cosa che sta avvenendo".

Ora si dice di non andare all’estero se non si è fatto il richiamo, ma è davvero più rischioso?

"I focolai li abbiamo anche in Italia. Bisogna vaccinarsi, stare attenti ovunque ed evitare comportamenti potenzialmente pericolosi".

La variante Delta è più aggressiva?

"Si trasmette più velocemente, ma non è più virulenta".

I giovani devono temere di più la variante Delta?

"Sì, per due motivi. Il primo è che possono contrarre forme gravi della malattia, anche se con minor frequenza rispetto a chi è più anziano. Il secondo è che possono veicolare il virus a persone che sono loro vicine e che possono essere più fragili".

Ora potremo togliere la mascherina all’aperto. La variante Delta ne approfitterà?

"So di dire una cosa poco gradita, ma succederà. L’obbligo serviva come deterrente, per impedire che gli assembramenti, anche all’aperto, potessero diventare pericolosi".

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