Domenica 14 Aprile 2024

Il gradimento di Biden sprofonda Hillary o Michelle per il 2024

Il partito democratico non vorrebbe ricandidare il presidente uscente. La vice Kamala ancora meno popolare

di Cesare De Carlo

Non c’è due senza tre, recita il noto adagio. Sia nel bene che nel male. A Hillary Clinton è andata male due volte. La prima, nel 2008, perse la nomination democratica contro Barack Obama, allora giovane senatore dell’Illinois. La seconda, nel 2016, perse le elezioni contro il candidato repubblicano Donald Trump. Capiterà ancora nel 2024? Non è detto. Il partito democratico o meglio i centristi del partito sono nel panico. Con Joe Biden a novembre alle elezioni di medio termine temono un bagno di sangue. Di qui la convinzione: bisogna assolutamente cambiare cavallo prima del 2024. Una sua ricandidatura sarebbe un incubo. Biden avrà 82 anni e certamente la sua lucidità non ne avrà tratto giovamento. La vice Kamala Harris è addirittura meno popolare di lui. Ecco allora che rispunta il nome di Hillary Clinton.

Nome notissimo. Persino più di un’altra celebre donna della politica americana. Di quella Eleanor Roosevelt, che però non partecipò ad alcuna elezione. Hillary invece è una veterana: due elezioni presidenziali, una da senatore per lo Stato di New York, nomina a segretario di Stato. Per coloro che la amano è una leggenda, anche se per due volte non ce l’hanno fatta a portarla alla presidenza. Il problema: è un personaggio divisivo, come si dice in politica. Spunta allora un’altra ipotesi, quella del ballon d’essai. Il suo nome servirebbe a dar consistenza alla tesi del cambio in corsa. E dietro di lei qualche analista vede l’immagine di Michelle Obama. La quale ha 17 anni di meno ed è anche meno antipatica. L’una e l’altra sono critiche sull’operato dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Marcata la prima, sfumata la seconda. Saranno le donne a salvare il partito democratico? Per ora, come detto, si parla solo di Hillary. Comprensibile: il gradimento di Biden è al 33 per cento (Quinnipiac Poll). Record negativo. Eppure non è passato nemmeno un anno dalla cerimonia di insediamento. Per un confronto: il vituperato Trump aveva cinque punti in più, Obama sette.

Di Obama, guarda caso, Joe Biden era l’opaco vicepresidente. Era stato scelto proprio per le doti che gli mancavano. Non doveva fare ombra. Ci riuscì perfettamente. La sua elezione nel novembre 2020 fu una reazione a Trump. Non ci si aspettava molto. Non ne ha mai fatta una giusta, diceva Robert Gates che pure era ministro di Obama. Ma nemmeno ci si aspettavano tanti disastri: Afghanistan, invasione migratoria, criminalità, ovviamente il Covid. Biden ha avuto più morti e più ricoveri di Trump, che pure gli aveva lasciato in eredità i vaccini. Ora alle elezioni di medio termine mancano nove mesi e in politica nove mesi sono un’eternità. Ma a rendere possibile, anzi probabile che i repubblicani riconquistino il Congresso e poi la Casa Bianca c’è lo stato dell’economia. Chi entra in un supermercato trova gli scaffali semivuoti. Non capitava dagli anni della Seconda guerra mondiale. Scarseggiano le scorte. Abbonda invece l’inflazione: è al 7 per cento, la più alta da quarant’anni. Un trauma per un’opinione pubblica per la quale lo shopping è una religione più che un’abitudine.

In questo quadro Hillary ha fiutato il vento. Si lascia intervistare dalla Msnbc e afferma che la nazione avrebbe bisogno di "una Casa Bianca sana, sobria, stabile, produttiva". Il che significa che l’attuale non lo è. Poi denuncia i cedimenti al radicalismo socialista della sinistra del partito e alla political correctness rigettata dall’elettorato moderato. Anche Bill Clinton si fa sentire. Dice a People che nessuno come lei, "nemmeno io", sarebbe più qualificato a candidarsi. Detto da un ex presidente, benché marito, ha il suo peso. [email protected]