Il governo supera gli esperti del Cts Cinema, teatri e musei di nuovo liberi

Capienza consentita al 100% in zona bianca per i luoghi della cultura. Gli stadi si fermano al 75 per cento

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di Alessandro Farruggia

Teatri, cinema e musei tornano a riveder le stelle: da lunedì potranno riaprire al 100 per cento. Con un’accelerata inattesa, il consiglio dei ministri vara un decreto riaperture che alza le percentuali di capienza ben oltre i suggerimenti del Cts: una decisione eminentemente politica, favorita delle pressioni di molti partiti (dalla Lega a Forza Italia, dal Pd a M5s) e delle categorie economiche interessate, e resa possibile dall’andamento favorevole della pandemia.

In zona bianca, prevede il primo comma del decreto legge, "per gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali o spazi anche all’aperto", la capienza consentita è "pari a quella massima autorizzata". Quindi del 100%, sia all’aperto che al chiuso. In zona gialla, invece, gli spettacoli saranno consentiti solo con posti preassegnati e "con capienza non superiore al 50 per cento del totale".

Anche per i musei è confermata la riapertura al 100% – che venne suggerita anche dal Cts – e per i visitatori cade, sempre da lunedì, l’obbligo di rispettare la distanza interpersonale di un metro. La capienza aumenta anche per lo sport, anche se non al massimo. Il comma 2 del decreto stabilisce che "in zona bianca l’accesso è consentito esclusivamente ai soggetti dotati di Green pass e la capienza degli eventi e delle competizione sportive non può superare il 75% di quella massima autorizzata all’aperto (come negli stadi o negli autodromi) e al 60% al chiuso (come nei palasport)".

In zona gialla la capienza degli eventi sportivi non potrà invece essere superiore al 50% all’aperto e al 35% al chiuso. In cambio dell’aumento delle capienze e delle riaperture, arriva un giro di vite per chi non rispetta le prescrizioni. La norma è stata caldeggiata dal ministero della Salute, ma condivisa da tutti. "Dopo una violazione delle disposizioni relative alla capienza consentita e al possesso di una delle certificazioni verdi Covid-19 – recita il comma 3 – a partire dalla seconda violazione, si applica la sanzione amministrativa accessoria della chiusura fino a dieci giorni". Per le discoteche la capienze in zona bianca sono invece del 50% al chiuso e del 75% all’aperto.

A battersi affinché restassero i limiti fissati nell’ultimo parere del Cts (35% per le sale da ballo al chiuso) è stato il ministro della Salute, Roberto Speranza, che fino a qualche ora prima in riunione coi colleghi aveva detto: "In questi mesi abbiamo sempre messo avanti il diritto alla salute". Ma dagli altri partiti – dalla Lega nella maniera più plateale – è venuto un forte pressing, culminato nell’incontro tra Salvini e Draghi, nel quale il leader della Lega ha avuto assicurazioni. Così, ha dato disposizione ai suoi di partecipare al consiglio dei ministri e di votare a favore del decreto, che ha visto e discusso in dettaglio con Draghi. Il clima politico era ormai ampiamente favorevole ad un allentamento. E così è arrivato il via libera. "Finalmente – ha scritto su Twitter il ministro della Cultura e capodelegazione Pd, Dario Franceschini – la cultura ricomincia a vivere. Dall’11 ottobre, quindi, cinema, teatri, e concerti al chiuso e all’aperto tornano al 100% della capienza, ovviamente con mascherina e Green pass. Negli stadi e nei palasport per la musica, stesse regole dello sport".

"Il provvedimento sulle capienze – osserva il ministro degli affari regionali, Mariastella Gelmini – è una boccata d’ossigeno per l’intero Paese e per tante attività economiche. Il Green pass funziona, il numero dei vaccinati aumenta e, di conseguenza, in queste ultime settimane i dati dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei decessi sono sensibilmente calati. In zona banca ci saranno quindi importati novità, che Forza Italia, insieme alla delegazione del centrodestra al governo, ha fortemente voluto: lo rivendichiamo. L’allargamento non è un “liberi tutti“, ma un far respirare realtà economiche sinora fortemente penalizzate dalla pandemia".