Martedì 23 Aprile 2024

Bonomi: "Il governo pensa solo all'emergenza. Non servono sussidi ma idee e investimenti"

Il presidente di Confindustria attacca l’esecutivo: "Dovrebbe pensare al futuro. Le risorse vanno destinate a poche priorità strategiche"

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Presidente Bonomi, è incombente il rischio che la nuova ondata di contagi, con le conseguenti restrizioni, determini una nuova frenata dell’economia: come evitarlo o come ridurlo?

"Sono stati persi molti mesi senza porre in atto quel che Confindustria aveva chiesto fin da aprile: poter disporre di dati scomposti per microterritori, ricerche sui focolai volte a perfezionare la diagnostica locale, e tracciamento dei contagiati. Così avremmo avuto eventuali misure restrittive solo sui focolai identificati. Non è avvenuto. Quando con i sindacati concordammo subito protocolli di sanificazione e distanziamento nelle imprese, chiedemmo di procedere nelle aziende ai tamponi. Ci fu risposto di no. Il rafforzamento del trasporto locale non c’è stato. Il risultato si è visto nelle ultime settimane. Con continui rimpalli tra governo e regioni. Tutto ciò alimenta sfiducia, anche proteste di piazza. E aggrava la perdita di Pil nel 2020, con evidenti rischi di trascinamento sul 2021".

Il bollettino Covid del 17 novembre

Come valuta i provvedimenti approvati per i cosiddetti ristori? Sono sufficienti a evitare le chiusure definitive delle attività?

"Sul metodo, il governo ha finalmente capito che i sussidi non devono essere gestiti da enti pubblici che già stentano nei loro compiti ordinari. Perché l’erogazione avviene in fortissimo ritardo. Occorreva da subito imboccare la via scelta adesso, l’Agenzia delle Entrate come erogatore. Quanto al merito, è evidente che, per quanto le risorse stanziate siano state di alcuni miliardi, non sono sufficienti a evitare chiusure e fallimenti a catena. Nel commercio, bar, ristorazioni e alberghiero, è un rischio fortissimo. Servivano abbuoni fiscali immediati e sostanziosi, non la proroga dei pagamenti di mese in mese".

Sul fronte Recovery siamo pur sempre agli annunci: c’è il doppio pericolo dei ritardi e delle mille proposte. Come fare presto e come concentrare le risorse su poche poste decisive?

"Da settimane l’uso del Recovery Fund è sparito dai radar, il governo travolto dall’emergenza non ne parla più. La bozza di legge di bilancio 2021 resta improntata a sole misure di emergenza. Siamo molto preoccupati. Le risorse del Recovery Fund devono avere una destinazione concentrata sulle poche priorità essenziali indicate dalla Commissione UE".

Qual è la svolta che deve avvenire con il Recovery Fund?

"La ripresina 2015-17 è avvenuta grazie al traino dell’industria e della manifattura, e grazie agli investimenti privati che con Industria4.0 fecero uno scatto in avanti anche a doppia cifra, mentre gli investimenti pubblici continuavano a calare. Bisogna ripartire da lì. Serve un potenziamento permanente di tutte le forme di incentivo agli investimenti privati: Industria4.0, ricerca e sviluppo, legge Sabatini, Patent Box, incentivi al trasferimento tecnologico ricerca-imprese e al fintech per l’accesso delle PMI a capitale aggiuntivo di rischio e obbligazionario. Il futuro si costruisce con gli investimenti, non con i sussidi".

Quali i progetti infrastrutturali sui quali puntare?

"Se vogliamo davvero sfruttare in pieno la maxi dote finanziaria a disposizione dell’Italia, serve innanzitutto una riforma drastica delle procedure della Pubblica amministrazione".

A marzo scade il blocco dei licenziamenti: che fare?

"Nessun altro Paese avanzato ha adottato il blocco dei licenziamenti. Che in realtà è un blocco delle assunzioni, perché impedisce alle imprese di ristrutturarsi. Il governo ha accolto la nostra proposta che la proroga della CIG e del blocco fino a marzo non chieda alle imprese contribuzioni aggiuntive. Visto che le imprese pagano già oltre 3 miliardi l’anno per finanziare la CIG ordinaria. Servono al più presto nuovi ammortizzatori sociali basati sull’occupabilità, con formazione e ricollocazione. È anche per questo che nei contratti vogliamo potenziare l’assegno di ricollocazione".

Il Decreto Dignità ha finito per penalizzare l’occupazione: eppure rimane là.

"Il governo Conte 2 ha dovuto accettare la realtà: i limiti posti dal governo Conte 1 ai contratti a tempo determinato hanno ottenuto l’effetto opposto a quello desiderato. E ha dovuto rivederli. Ora il blocco al ritorno di nuove causali è stato prorogato solo fino a marzo. Deve diventare strutturale".

Come cambiare il Reddito di cittadinanza per renderlo un ponte possibile verso il lavoro?

"È molto semplice. La lotta alla povertà è una cosa. Ma dal reddito di cittadinanza bisogna levare le politiche attive del lavoro, che sono tutt’altra cosa. Abbiamo proposto sin da luglio un sistema basato sull’accreditamento di agenzie private del lavoro, che conoscono bene e dall’interno la domanda di lavoro delle imprese".

La riforma fiscale: c’è il timore di una penalizzazione dei ceti medi e degli investimenti.

"Le anticipazioni parlano solo di interventi sull’IRPEF, per estendere i bonus ai lavoratori dipendenti. Ma il problema essenziale italiano è il cuneo fiscale da record che grava su noi imprese. Una riforma organica del fisco non può dunque occuparsi solo dell’IRPEF. Il governo non può, su una materia così delicata, fare scelte unilaterali".

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