Il governo salva la casa Riscritta la norma sul catasto

Nell’accordo siglato dalla destra con Palazzo Chigi salta anche il sistema duale. In questo modo si mantengono le cedolari secche sugli affitti e sui Bot

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di Antonella Coppari

Il centrodestra esulta: "Pienamente soddisfatti". Si fa sentire persino Berlusconi: "Non ci saranno nuove tasse sulla casa e sui risparmi degli italiani: battaglia lunga e dura, ma vinta". Salvini sottoscrive: evita di strafare, ma è consapevole di avere ottenuto un successo personale. È stato lui ieri a gestire la trattativa che pare sul punto di sbloccare la delega fiscale dopo mesi di stallo, culminato nell’ennesimo rinvio dell’approdo in aula. In mattinata ha avuto un incontro con il governatore di Bankitalia Visco, nel pomeriggio il faccia a faccia risolutivo con Draghi. Da sinistra minimizzano: "Il leader del Carroccio ci ha messo mesi a capire ciò che sapevamo: non aumenteranno le imposte sulla casa", dice il leader Pd Enrico Letta. "Accolgo con favore che su un tema così controverso siamo riusciti a trovare una formulazione grammaticale che accontenti alcuni partiti", rilancia il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin (Iv). Le voci da Palazzo Chigi confermano che la sostanza non cambia, e non si può parlare di vittoria della destra.

Ma le cose stanno così? Sul piano politico è fuori discussione che abbia segnato un punto dal momento che l’articolo 2 del provvedimento (revisione del sistema di imposizione dei redditi) e l’articolo 6 (riforma del catasto) sono stati riscritti dall’esecutivo con i tecnici del centrodestra. Dal punto di vista della sostanza la Lega ha certamente raggiunto uno dei suoi due obiettivi: l’introduzione del regime fiscale duale (art.2) di fatto è cancellata, e con questo viene meno il rischio di un aumento della tassa sui Bot e sugli affitti. Più sfumato il discorso sulla riforma del catasto. La materia è complessa, e in questi casi anche le virgole sono determinanti. Un giudizio preciso non sarà possibile prima di vedere il testo nero su bianco e forse neppure allora: saranno i decreti attuativi a dire l’ultima parola. La sensazione è che il fuoco di sbarramento della destra qualche risultato lo abbia raggiunto. Resta la mappatura degli immobili fantasma, quelli mai accatastati o accatastati falsamente, ed era l’intento principale del premier. Cui però nessuno si era mai opposto: Salvini ha ottenuto che la maggior parte del gettito ricavato dall’individuazione degli immobili non censiti vada ai comuni, destinato ad abbassare l’Imu. Per quanto riguarda la nuova fotografia catastale (per il 2026) sarà scattata a norme vigenti, senza attualizzare le rendite ai valori di mercato (scompare il valore patrimoniale dal testo) e si terrà conto delle aree in cui sono situate secondo le quotazioni dell’Omi. Il valore verrà tarato sulla rendita catastale: ed è qui che le analisi politiche divergono. Per il centrosinistra il risultato sarà quasi identico. Per il centrodestra è un cambiamento radicale.

Fatto sta che emtrambi gli interlocutori sono usciti ieri da Palazzo Chigi soddisfatti: Draghi aveva bisogno di sbloccare la situazione per varare la delega fiscale entro giugno, altrimenti la palude si sarebbe allargata inghiottendo tutte le riforme necessarie per procedere con il Pnrr. Salvini ottiene un risultato più che soddisfacente. A non ridere è l’ala sinistra della coalizione che mirava a sfruttare la riforma per introdurre elementi di equità fiscale che se non cancellati vengono ridimensionati. Tanto che Marattin avverte: "Nessun accordo è tale se non registra l’ok di tutta la maggioranza".