Martedì 16 Aprile 2024

Il governo inizia dalla giustizia Resta l’ergastolo ostativo E slitta la riforma Cartabia

I paletti fissati per anticipare la sentenza della Consulta: permessi e benefici sì, ma a discrezione del giudice. Il neo ministro Nordio: "Ascoltato il grido di dolore delle procure". Esulta l’Anm, protestano i penalisti

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di Giulia Prosperetti

"È stata una giornata importante per la giustizia". Si mostra soddisfatto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio al termine del Consiglio dei ministri. Al centro del decreto approvato ieri, primo atto del governo Meloni, l’apertura ai benefìci penitenziari e alla liberazione condizionale anche ai condannati per specifici reati, particolarmente gravi (i cosiddetti reati ostativi), che non collaborino con la giustizia; e il rinvio della riforma Cartabia dal 1 novembre al 30 dicembre. Un intervento, quest’ultimo, – come ha sottolineato Nordio – volto ad accogliere "il grido di dolore delle procure" evitando "un sovraccarico intollerabile" per gli uffici giudiziari

Sulla modifica dell’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario il nuovo esecutivo ha scelto di adottare in toto il disegno di legge n. 2574 approvato dalla Camera lo scorso marzo, il cui iter si era interrotto a causa della caduta del governo. "Avevamo una indicazione da parte della Corte costituzionale, che nel giro di pochi giorni (il prossimo 8 novembre ndr) si sarebbe pronunciata su alcune criticità di questa disciplina che riguardavano essenzialmente l’automatismo – ha spiegato Nordio – cioè che per il semplice fatto di essere condannati per un certo tipo di reati scattassero certi provvedimenti o limitazioni di provvedimenti. Indicazione che è stata accolta e inserita nel decreto approvato.

Non vi è più questa automaticità ma sono devolute al giudice tutta una serie di valutazioni, fatte su iniziativa del condannato, sulla possibilità di applicazione o non applicazione di alcuni benefici. Si tratta di adeguarci alle indicazioni della Corte, e anche di recepire l’indicazione data dal precedente Parlamento che quasi all’unanimità aveva proposto questa modifica". Il ‘quasi’ è dato dall’astensione di Fratelli d’Italia che in occasione della votazione alla Camera dagli scranni dell’opposizione aveva manifestato la propria contrarietà a un provvedimento ritenuto "troppo permissivo". "Se sei mafioso e non collabori, nella visione della destra in carcere ci rimani e ci muori" aveva affermato Andrea Delmastro Delle Vedove mentre, parallelamente giaceva a Montecitorio la proposta di modifica dell’art. 27 della Costituzione presentata sempre da FdI volta a ‘stabilire con legge i limiti della finalità rieducativa del detenuto in rapporto con le altre finalità e con le esigenze di difesa sociale’.

Il testo approvato prevede la concessione di benefìci ai condannati per reati ostativi "anche in assenza di collaborazione con la giustizia" purché gli stessi dimostrino l’adempimento delle obbligazioni civili e degli obblighi di riparazione pecuniaria conseguenti alla condanna (o l’assoluta impossibilità di tale adempimento) e alleghino elementi specifici, diversi e ulteriori rispetto alla regolare condotta carceraria e alla partecipazione del detenuto al percorso rieducativo, che consentano di "escludere l’attualità di collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, con il contesto nel quale il reato è stato commesso", tenuto conto delle circostanze personali e ambientali, delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazione, della revisione critica della condotta criminosa e di ogni altra informazione disponibile.

Nel caso di reati non associativi, tra i quali in particolare quelli contro la pubblica amministrazione, dovranno essere esclusi collegamenti con il contesto nel quale il reato è stato commesso.

Dure critiche dalle camere penali. Soddisfatta, invece, l’associazione nazionale dei magistrati.