Mercoledì 24 Aprile 2024

Migranti, Meloni difende i ministri: "Fatto il possibile. Ora serve la risposta Ue"

La premier: bisogna dare il messaggio che in Italia non conviene entrare illegalmente. "Daremo la caccia agli scafisti ovunque". Nominati due nuovi prefetti a Crotone e Vibo Valentia

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Cutro (Crotone), 10 marzo 2023 - Nuovo reato per morte o lesioni gravi subite dai migranti, con pene fino a 30 anni per scafisti e trafficanti. Giurisdizione allargata oltre le acque territoriali per catturare chi specula sul trasporto di disperati in Italia. Incentivi ai Paesi che collaborano contro le partenze dei barconi. Ripristino del decreto flussi su base triennale con corsia garantita ai migranti già formati secondo le necessità del nostro sistema economico. Restrizione degli ingressi per Protezione speciale, con l’obiettivo di "abolirla" per sostituirla con misure in linea con la normativa europea. Semplificazione delle norme per la costruzione dei centri di identificazione e rimpatrio (almeno uno per regione). Facilitazioni alle imprese agricole per il rinnovo dei permessi di soggiorno dei lavoratori in scadenza. E poi di nuovo scintille con i giornalisti che pungono per quanto ancora non torna nel naufragio e nelle ricostruzioni offerte. C’è tutta Giorgia Meloni – grinta, smorfie e scialle – nella conferenza stampa che conclude il Cdm straordinario di Cutro. Al quale segue la nomina dei nuovi prefetti di Vibo Valentia e Crotone: in arrivo rispettivamente Paolo Giovanni Grieco e Franca Ferraro.

Dietro la facciata scolorita del municipio calabrese – che per un pomeriggio diventa Palazzo Chigi –, da un insospettabile chiostro all’aperto riparte la contronarrazione di un governo in momentanea difficoltà. La premier rilancia, fa promesse ambiziose e soprattutto senza mediazioni: "Vogliamo cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo". Ancora: "Bisogna dare il messaggio che in Italia non conviene entrare illegalmente, pagare gli scafisti e rischiare di morire". Per questo "ripristiniamo i decreti flussi, che negli anni scorsi erano stati azzerati perché tutti i numeri erano coperti da chi entrava illegalmente. Noi vogliamo ribaltare questa narrazione, e il decreto flusso viene ripristinato con quote triennali: prevede corsie preferenziali per stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti dal governo italiano, quote riservate ai lavoratori di Paesi che collaborano con l’Italia nella lotta ai trafficanti. E intendiamo fare una campagna nei paesi di origine per raccontare loro quanto la realtà sia spesso molto distante". Il Cdm a Cutro è un segnale "simbolico" ma anche "concreto" del fatto che il governo è determinato a "sconfiggere la tratta di esseri umani".

La premier sta in mezzo a sei uomini. Alla sua destra il Guardasigilli Carlo Nordio, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il vicepremier Antonio Tajani. Alla sua sinistra Matteo Salvini (altro vice), il titolare dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Evidente il tentativo di dare una dimostrazione di compattezza. Guarda la platea e lascia la parola a tutti, tranne Mantovano (l’eminenza grigia, l’unico di cui si fida). Salvini, visibilmente soddisfatto, tiene un profilo più basso del solito, se la prende con chi esagera la tensione tra alleati, plaude allo sforzo di rigore. Nega di aver mai preteso il controllo della Guardia costiera. "Non ero ancora nato" quando fu assegnato ai Trasporti. Anzi, elogia il Corpo: "In questo momento ci sono 20 imbarcazioni in acque italiane che stiamo soccorrendo".

Rispetto alle ipotesi della vigilia, manca il "potenziamento della sorveglianza marittima", con ruolo preminente della Marina militare. Tema sul quale le frizioni con la Lega, ma anche con Forza Italia, non erano mancate. Meloni chiarisce: "La proposta è stata ritirata dal ministro Crosetto (ndr, Difesa) per due ragioni: primo, perché il nostro sistema funziona e, poi, per il precedente – non fortunato – di Mare Nostrum".

Ora, sullo sfondo c’è già il Consiglio europeo del 23-24 marzo, dal quale il governo attende "passi concreti" che certifichino che "non accettiamo la tratta delle persone nel terzo millennio". Non è solidarietà – sintetizza la premier – far venire "un migrante illegalmente" e poi lasciarlo "a un semaforo". Chi arriverà da regolare grazie ai flussi dovrà avere "tutte le possibilità". Conclude Tajani: "Gli sforzi che stiamo profondendo" per la questione migratoria "non sono sufficienti se non saranno sostenuti da un’azione forte dell’Unione europea ma anche delle Nazioni Unite, perché il tema è di tale vastità e gravità che serve una forte azione di tutti".