Venerdì 19 Aprile 2024

Il governo evita il confronto: adesso basta

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Emmanuele

Massagli*

Solo qualche giorno fa il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, hanno chiesto al governo di non compiere passi in avanti unilaterali in materia di salario minimo e legge sulla rappresentanza. Al centro del capitolo lavoro del Programma nazionale di riforma

presentato al Consiglio dei ministri del 3 luglio, vi sono proprio questi due argomenti. È una ulteriore prova della scarsa disponibilità del governo a un confronto aperto con le parti sociali che pure, coi protocolli di sicurezza, hanno fornito un contributo decisivo per impostare correttamente la soluzione dei problemi occupazionali post Coronavirus.

L’esecutivo sembra procedere nel dialogo unicamente con la forza sindacale più convinta della centralità dello Stato nella gestione dei fenomeni economici. Eppure, proprio in

un momento di crisi del lavoro come quello attuale, servirebbe valorizzare il ruolo dei corpi intermedi e

delle misure sussidiarie nei diversi territori e settori produttivi. In questi mesi, l’anticipo dei trattamenti di

cassa integrazione, gli accordi di solidarietà, il potenziamento della assistenza sanitaria integrativa, sono state soluzioni perfezionate tra sindacati e imprenditori, senza alcun obbligo legislativo. Come dimostrano le minacce di questo periodo a molti imprenditori e sindacalisti, il pericolo per chi non si accontenta di difendere lo status quo è quello dell’impopolarità, quando non addirittura per la propria incolumità. Non si tratta certo di proporre scenari di spaccatura, ma se il governo si limiterà a dialogare sottotraccia con le forze di conservazione, le parti sociali riformiste dovranno rimettersi al tavolo e, a partire dai prossimi rinnovi dei principali contratti collettivi nazionali, provare a pensare fuori dagli schemi, anche quelli tipici

della ritualità sindacale e quelli ereditati dal passato recente.

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*Presidente Adapt, @EMassagli