Il governo che verrà I banchi di prova: bollette, guerra pensioni e lavoro

Chiunque siederà a Palazzo Chigi dovrà agire velocemente. Le emergenze interne e internazionali richiedono risposte urgenti

di Claudia Marin

Quale che sia il possibile governo che uscirà dalle urne, una cosa è certa: il nuovo esecutivo dovrà correre e agire per affrontare un intricato groviglio di emergenze economiche e sociali, di scadenze incombenti e nodi avviluppati di politica estera. I banchi di prova immediati saranno, da un lato, la legge di Bilancio da approntare e, dall’altro, la delicata ma probabile conferma del sostegno all’Ucraina, dell’invio di nuove armi, delle sanzioni alla Russia. Nei rapporti con Bruxelles la prima cartina di tornasole sarà la scelta del Ministro dell’Economia.

CARO GAS,

LA GRANDE EMERGENZA

Per affrontare l’inverno del caro-energia non basterà dare corso al Decreto Aiuti-ter varato dal governo Draghi. Servirà un rafforzamento delle misure per famiglie e imprese: si stima dovrà essere mobilitata una massa di risorse non inferiore ai 30 miliardi di euro. Sul versante europeo si dovrà arrivare al dunque sia per il tetto al prezzo del gas sia per il piano di razionamento, anche se come Italia dovremmo avere raggiunto un livello di stoccaggio di circa il 90 per cento. Una soluzione a breve che, però, implicherà scelte decisive nei prossimi mesi per rigassificatori, rinnovabili e, in prospettiva, il ritorno al nucleare.

IL MIX TRA TAGLIO

DEL CUNEO E FLAT TAX

Sempre in chiave anti caro-prezzi, si dovrà affrontare la perdita del potere d’acquisto dei salari. Sono tutti d’accordo che una via d’uscita per mettere un po’ di soldi in tasca ai lavoratori, senza gravare sui bilanci delle imprese, è rappresentata dal taglio del cuneo fiscale e contributivo. Dunque, il nuovo governo, almeno su questo punto si troverà la strada aperta dall’esecutivo Draghi e dal consenso delle forze politiche: resterà da vedere, però, dove e come trovare le risorse per farlo e in che misura. I vertici di Confindustria hanno ipotizzato un intervento da 12 miliardi, perché si possano sentire gli effetti in busta paga. Di certo, però, se vincerà il centro-destra, sarà sul tavolo anche l’incremento della soglia di reddito delle partite Iva per usufruire della flat tax: da 65 a 100 mila euro.

SALARIO MINIMO

E NUOVE ASSUNZIONI

Più complesso il discorso sul salario minimo per fronteggiare il disagio sociale derivante dal lavoro "povero". Ma anche se dovesse vincere la coalizione di centro-destra, è verosimile che si potrà arrivare ugualmente, come chiedono i sindacati, a una forma di salario minimo contrattuale. Rimangono, invece, distanti le posizioni tra i partiti sulle regole del mercato del lavoro: dalla lotta alla precarietà all’eliminazione dei vincoli per le forme flessibili di contratto.

PENSIONI FLESSIBILI

E REDDITO IN BILICO

La scadenza del primo gennaio fa paura a tutti i partiti: scongiurare il passaggio di colpo di nuovo a 67 anni per il pensionamento è un imperativo comune. Le settimane per un’intesa con il sindacato sono pochissime: è verosimile che il nuovo governo possa prorogare le misure in atto (da Quota 102 all’Ape sociale, da Opzione donna al canale dei precoci), ma la Lega non intende mollare su Quota 41 e non è da escludere una soluzione più strutturale di flessibilità per tutti a 63 anni di età con qualche forma di penalizzazione sull’importo delle pensioni. Quanto al Reddito di cittadinanza, è ipotizzabile una drastica revisione nel caso di un governo di centro-destra. Ma un consistente gruppo parlamentare grillino potrebbe rendere più impervia l’operazione.

EXTRA-DEFICIT,

EXTRA-PROFITTI E PNRR

Per finanziare il complesso degli interventi in gioco, il nuovo governo sarà obbligato a reperire almeno 30-40 miliardi di euro: non sembra, però, esserci un accordo tra chi spinge per il ricorso a nuovo debito e chi punta sull’aumento della tassazione degli extra-profitti delle imprese energetiche. Di sicuro, la spinta alla revisione parziale del Pnrr dovrà fare i conti con la realtà delle scadenze e dei vincoli europei: da oggi al prossimo anno sono in ballo 64 miliardi, la cui erogazione potrebbe essere ritardata se si dovesse allungare o rivedere la griglia di obiettivi e fasi di attuazione.