Il governissimo spegne il tifo della politica

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Alessandro

Milan

Devo ancora riprendermi del tutto dopo la nascita del governo Draghi. Sognavo un esecutivo di soli tecnici e la prima reazione davanti a nomi che sembrano sbucare da ’A volte ritornano’ è stata simile al First reaction: choc di Renzi. D’altra parte, bisogna fare i conti con i voti in Parlamento, e

così ecco la squadra da tutti dentro, almeno chi ci sta. Draghi però è scaltro: ha distribuito ministeri senza portafoglio a destra e sinistra e si è attorniato di tecnici fidati nelle poltrone che dovranno gestire il delicato dossier del

Recovery plan.

Passato il primo attimo di sconforto, vedo il bicchiere mezzo pieno: una compagine che va da Leu alla Lega non è poi così male. Quantomeno sparirà uno dei difetti più diffusi che hanno gli italiani quando osservano la politica: comportarsi da tifosi di calcio, per cui se voto Salvini non potrò mai pensare che il ministro Speranza possa dirne una giusta e se sono del Pd non potrò mai condividere un pensiero di Brunetta. Ora non

sentiremo più "governo di fascisti" o "governo di comunisti", tocca fare sistema o, come voleva il presidente Mattarella, lavorare fuori da ogni schema politico. Conteranno non le persone ma i risultati. Insomma, stai a vedere che il professor Draghi si è inventato un nuovo

manuale Cencelli, una versione 4.0 in nome della digitalizzazione del Paese,

e ha trovato la formula magica per accontentare tutti e non farsi imbrigliare da

nessuno.