di Pino Di Blasio Tutti aspettavano la maxi perizia dei tecnici di Ros, Ris e Racis, i reparti speciali dei carabinieri, per avere risposte definitive agli oltre 60 quesiti e dubbi elencati dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi. E ora che le 700 pagine divise in quattro fascicoli sono arrivate sul tavolo dei commissari e del presidente Pierantonio Zanettin, la risposta poco equivocabile dei reparti speciali è che l’ipotesi del suicidio di David Rossi resta l’unica credibile. Quella sera del 6 marzo 2013 il responsabile della comunicazione di Banca Mps si sarebbe gettato dal suo ufficio al terzo piano di Rocca Salimbeni, precipitando sul vicolo Monte Pio. Non c’era nessun altro in quell’ufficio, non c’è nessun indizio di collutazioni. E in maniera ugualmente netta la maxi perizia smonta anche lo scenario, disegnato da chi chiede, a partire dalla famiglia, che l’inchiesta sulla morte venga riaperta, indagando per omicidio, che Rossi sia stato buttato dal quarto piano della Rocca. Dove si stavano ristrutturando gli uffici, non c’erano testimoni e le sue scarpe si sarebbero sporcate di polvere e calce. In quelle 700 pagine c’è una risposta ai dubbi, ai veleni, alle accuse di incompetenza dei pm che hanno indagato sulla morte, ai presunti misteri che hanno riempito le cronache per anni, hanno fatto da cornice a libri e inchieste, a reportage televisivi infiniti, da Report alle Iene, fino all’articolo su Le Monde di pochi giorni fa, che accosta la morte di David Rossi ai grandi delitti irrisolti d’Italia: da Pier Paolo Pasolini e Giovanni Falcone, all’attentato di Bologna e il rapimento di Aldo Moro. Per i tecnici dei reparti speciali il pm Nastasi non rispose al telefonino di Rossi alla chiamata dell’onorevole Daniela Santanché, come dimostrato anche dai tabulati telefonici. Non ci furono numeri cifrati memorizzati sull’Iphone del manager, che rimanderebbero ...
© Riproduzione riservata