Il giallo di Laura: sul cadavere non ci sono ferite

L’ex vigilessa, scomparsa l’8 magggio, riconosciuta da una ciste sotto il piede. Esame tossicologico per cercare tracce di veleno

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di Milla Prandelli

TEMÙ (Brescia)

È di Laura Ziliani il corpo saponificato trovato domenica scorsa a tre mesi esatti dalla sua scomparsa avvenuta a Temù l’8 maggio. La donna è stata riconosciuta grazie a una deformazione sotto il piede destro dovuta a una cisti. Un particolare, questo anticipato da una delle sue amiche del cuore, Nicoletta, che aveva spiegato che a causa del problema Laura Ziliani indossava sempre delle solette speciali, che spostava di calzatura in calzatura perché fatte appositamente per lei. Non solo: la signora indossava un paio di orecchini riconosciuti come suoi. Questi sono i primi risultati dell’autopsia svolta sui resti della donna, riportati alla luce dalla piena del fiume Oglio, esondato nel punto in cui era stata sepolta, a pochi metri dell’alveo del fiume e vicino al tracciato della ciclovia dell’Oglio, che in quel tratto è abbastanza larga per lasciare passare un’automobile. A questo si aggiunge il fatto che la donna non aveva acqua nei polmoni. Messo un punto fermo sul riconoscimento, ora va dipanata la matassa del giallo. A cominciare dai risultati delle verifiche fatte sugli organi interni dell’esame del Dna, fatto in concomitanza con l’autopsia e gli esiti degli esami tossicologici. In essi si troveranno tante risposte, non ultimo sulla causa della morte della ex vigilessa, che potrebbe essere stata uccisa nel sonno, forse dopo essere stata narcotizzata. Sul suo corpo, difatti, non ci sono segni di violenza.

Al momento le persone indagate per l’omicidio volontario di Laura Ziliani sono le figlie maggiore e minore: Paola e Silvia e il fidanzato della più grande Mirto: un giovane proveniente dal lecchese che molto spesso durante la settimana restava a Temù in compagnia della sua ragazza. Quando sono stati iscritti nel registro degli indagati si è parlato di "atto dovuto". Le figlie della donna da allora si sono chiuse nel silenzio, mentre prima avevano partecipato attivamente alla ricerca della madre. Ieri Laura Invernizzi, legale dell’unico indagato maschio, ha detto di non avere dichiarazioni da fare. Le due figlie hanno nominato l’avvocato Maria Pia Longaretti. La madre, la figlia non indagata e i due fratelli della Ziliani si sono invece affidati all’avvocato Piergiorgio Vittorini. Tutti e tre gli indagati hanno designato come loro consulente il genetista forense Giorgio Portera, già consulente di parte civile della famiglia di Chiara Poggi per l’omicidio di Garlasco. Sempre loro hanno nominato consulente medico legale il milanese Michelangelo Fasali.

Dove è morta la donna e quando esattamente? Di certo si sa solo che è partita da Brescia per Temù venerdì 7 poco dopo le 20 e che una delle figlie ne ha denunciato la scomparsa sabato 8 all’ora di pranzo. Recentemente le ragazze avevano ventilato alla mamma l’ipotesi di aprire un bed and breakfast, ma pare lei non fosse interessata. I vicini hanno raccontato che quando la Ziliani era a casa non mancavano le liti e spesso si sentivano discussioni dalle finestre. Le due sorelle e il fidanzato quella notte erano a casa o erano usciti e la Ziliani era sola? E se non era sola: si è forse verificato l’ennesimo litigio? Come mai la signora era sepolta con un indumento da casa trovato a brandelli e non in abiti da montagna dato che le figlie hanno dichiarato che la stessa era uscita poco dopo le sette del mattino per una camminata? Perché sulla testa della signora non c’erano i capelli? Le risposte, oltre che dall’autopsia, arriveranno dalle serrate indagini che i carabinieri della Compagnia di Breno e del nucleo provinciale, supportati dai Ris, stanno conducendo.

Ha collaborato Gabriele Moroni