Martedì 23 Aprile 2024

Il giallo del carabiniere morto dopo il calcetto

Roma, fratture e lesioni sul corpo del maresciallo. Riaperta l’inchiesta. La famiglia denuncia: era stato archiviato come malore

Il maresciallo Eugenio Fasano morì al Policlinico Umberto I di Roma nel 2019

Il maresciallo Eugenio Fasano morì al Policlinico Umberto I di Roma nel 2019

È stato riaperto il caso della morte di Eugenio Fasano, il maresciallo dei carabinieri deceduto a Roma circa due anni e mezzo fa dopo essersi sentito male al termine di una partita di calcetto. Sulla vicenda, infatti, indagano la Procura militare e la magistratura ordinaria, che si sono attivate dopo la richiesta della famiglia del maresciallo. Si tratta di iniziative assunte anche alla luce del fatto che Fasano aveva alcune costole fratturate e polmone e sterno perforati.

Il carabiniere, in servizio nella caserma Salaria di via Clitunno, nel quartiere Trieste-Salario, era sposato e padre di due bambine. Morì al Policlinico Umberto I la notte del 24 gennaio 2019, due giorni dopo la partitella disputata con amici e colleghi al Circolo Antico Tiro a Volo di via Vajna, nel quartiere Parioli della Capitale. Aveva 43 anni.

I medici fecero tutto il possibile per salvarlo, ma il quadro clinico era gravemente compromesso: l’uomo era arrivato in ospedale già in condizioni critiche. Agli atti la causa ufficiale: arresto cardiocircolatorio in infarto miocardico acuto. In un primo momento, infatti, la vicenda era stata archiviata come fatto naturale.

Adesso, tuttavia, dopo l’iniziativa dei familiari, mai del tutto convinti dall’ipotesi del malore, sia piazzale Clodio sia la Procura militare intendono far luce su quanto accaduto. E per i colleghi di Fasano, ancora addolorati per la tragedia, si riapre una ferita.

Bisogna accertare, stando alla richiesta della cognata della vittima, Teresa Afiero, se la morte per infarto sia compatibile con fratture e lesioni presenti sulla cartella clinica della vittima.

Insomma, si pensa che il decesso possa essere la conseguenza di un atto violento. Stando alla ricostruzione dei parenti, il maresciallo, dopo essersi sentito male, fu soccorso da una dottoressa dell’Arma e portato al pronto soccorso dopo un’ora e 46 minuti. Afiero sostiene di avere chiesto più volte dove "si era giocata la partita, chi era l’arbitro, se il centro fosse dotato di servizio medico e di defibrillatore, ma ogni tentativo è stato vano".

Il sostituto procuratore Roberta Capponi, che procede per omicidio colposo, vuole fare chiarezza. Sono diversi gli interrogativi posti nella denuncia presentata da Teresa Alfiero insieme con l’avvocato Donato Santoro. Alle 14 del 22 gennaio 2019 Fasano entrò in campo ai Parioli, due ore e venti minuti dopo alla cognata, che era a casa di sua sorella, arrivò la telefonata di un capitano dei carabinieri, il quale le riferiva che Eugenio si era sentito male e stava per essere trasportato al Policlinico Umberto I. È lì che una macchina di servizio dell’Arma la accompagnò poco dopo. Al pronto soccorso la donna trovò diversi carabinieri in divisa e in borghese e capì subito che il cognato versava in gravi condizioni. Dopo due giorni di agonia Eugenio Fasano morì, ai magistrati il compito di capire perché.

red.int.