Giovedì 25 Aprile 2024

Il gesuita-artista Prescritto per gli abusi, scomunica revocata

Ha realizzato i mosaici della Cappella Redemptoris Mater, nel Palazzo Apostolico. Altri di pregio a Fatima e San Giovanni Rotondo portano la sua firma. Ma il 68enne gesuita sloveno, Marko Rupnik, tra gli artisti cattolici più celebrati al mondo, ha commesso anche abusi spirituali e sessuali su suore. Un nome e due facce per il direttore del Centro Aletti di Roma – polo di confronto sull’arte cristiana dell’Est Europa – che ha sorpreso e ferito un suo grande amico e confratello nella Compagnia di Gesù: papa Francesco.

Come ammesso dai gesuiti, Rupnik è stato al centro di due procedimenti penali canonici. Nel primo caso fu denunciato nel 2021 per abusi sessuali e psicologici su alcune suore della Comunità Loyola a Lubiana. L’iter si chiuse col riconoscimento della prescrizione da parte dell’ex Sant’Uffizio in quanto i fatti risalivano agli anni ’90. Ciononostante su di lui continuano a gravare le misure cautelari stabilite dai gesuiti nell’indagine previa (divieto di confessare e interdizione all’accompagnamento spirituale). Più complessa la seconda circostanza: nel maggio 2020 l’ex Sant’Uffizio ha inflitto a Rupnik un decreto di scomunica "per assoluzione di un complice in un peccato contro il sesto comandamento (“Non commettere atti impuri“, ndr)". In pratica aveva confessato, assolto e vincolato al silenzio una suora da lui abusata. Nello stesso mese, però, la scomunica è stata revocata.

Cosa ha indotto l’ex Sant’Uffizio a un passo indietro più unico che raro? Bergoglio ha avuto un ruolo? Davvero, come sottintende l’ex prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Ludwig Mueller, sugli abusi si applicano due pesi e due misure a seconda che si sia amici o meno del Papa? Francesco nega di essere intervenuto in una vicenda che lascia aperti ancora troppi quesiti.

Giovanni Panettiere