Il genere sessuale? Così è se mi pare

Sempre più casi di donne o uomini "autopercepiti": un giovane belga vuol farsi suora, detenuti Usa nelle carceri femminili

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Eefje Spreuters, belga di 46 anni, afferma di percepirsi donna da un annetto. Sulla base dell’autopercezione – ha un corpo maschile – chiede di entrare nelle Clarisse. Gli andrebbero bene anche le Trappiste, ma al momento niente da fare. Forse fonderà un proprio ordine monastico. Meno divertente la vicenda dei 261 detenuti californiani – in buona parte "donne autopercepite" tra cui una quota non valutata di profittatori – che chiedono il trasferimento in carceri femminili. Una nuova legge concede ai prigionieri transgender e non binari il diritto di scegliere tra carcere maschile o femminile a prescindere dai genitali. Connecticut e Massachusetts hanno legislazioni simili, in linea con il federale Prison Rape Elimination Act che vieta la destinazione al carcere maschile o femminile ’solo’ sulla base dell’anatomia. Le detenute sono terrorizzate. Spiegano al Los Angeles Times che le guardie le hanno avvisate: "Gli uomini stanno arrivando", e di aspettarsi violenza sessuale.

Situazione che in Canada ha corso dal 2017: la legge consente di "cambiare sesso" sulla base della semplice autodichiarazione (self-id), nemmeno una perizia. Un buon numero di prigionieri con corpo maschile sono già ospiti di carceri femminili. L’ex detenuta Heather Mason guida la protesta delle donne di caWsbar (Canadian Women’s Sex-based Rights) e We The Females. Mason dice che si sono verificate violenze sessuali e fisiche, gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili. Le detenute sono costrette ad armarsi di mezzi di fortuna per l’autodifesa, tipo barattoli di zuppa nascosti nelle calze.

I media canadesi oscurano tutto. Tacciono anche sulla vicenda di quel padre di Vancouver, Robert Hoogland, che dopo avere perso la sua battaglia in tribunale per impedire che alla figlia 13enne venisse somministrato testosterone è finito in galera perché non smetteva di battersi. Sabato 10 aprile si è svolta una manifestazione no-partisan in suo sostegno, gli oratori protetti da guardie giurate: Cristophe Elston, altro padre di Vancouver in lotta contro i bloccanti della pubertà ai bambini, qualche settimana prima era stato selvaggiamente pestato dai transattivisti (video online).

La censura globale è impressionante. Nessuno parla neanche di Jenny Klinge, parlamentare norvegese denunciata per avere detto che "solo le donne partoriscono"; o dell’inquietante richiesta da parte di Ilga, maggiore network Lgbtq del mondo, di eliminare "le leggi che limitano il consenso legale degli adolescenti" al sesso.

Al centro dell’oscuramento i seri problemi causati da quella "identità di genere" che nella sua impalpabilità e indeterminatezza giuridica produce effetti più che palpabili in tutto l’Occidente, in particolare sulla vita di donne, bambine e bambini. Identità di genere che è l’architrave del ddl Zan contro l’omobitransfobia – già approvato alla Camera e in attesa di esame al Senato – che potrebbe aprire anche qui la strada al self-id.

Da mesi e invano il femminismo chiede di poter esporre le ragioni della propria contrarietà ai proponenti, probabilmente convinti che il target Lgbtq è elettoralmente più succulento di quello femminile. Sbagliano: dopo il sondaggio di The Times (il 94% è contrario alla gender identity), il governo britannico ha cambiato precipitosamente rotta.