di Ettore Maria Colombo
ROMA
Il centrodestra di governo è molto determinato sulla linea del sì al "Draghi bis" senza i 5 stelle, altrimenti si va dritti al voto. E stavolta anche Berlusconi, un po’ per convinzione, un po’ perché si è fatto trascinare dagli alleati, si sarebbe deciso per le elezioni subito se l’M5s resta nel governo. Questa linea unitaria è stata illustrata al premier al vertice a Palazzo Chigi. Lega, Fi e Udc-Nci avrebbero posto molti paletti: siamo pronti a rinnovare la fiducia al governo in carica ma senza i grillini e con un’apertura su alcuni punti programmatici imprescindibili. La Lega, in particolare, chiede un netto cambio di rotta. L’incontro comunque non è andato bene, almeno nel racconto di quelli del centrodestra che vi hanno partecipato. Draghi avrebbe ascoltato le richieste, senza però fornire assicurazioni di sorta. Il clima è stato descritto prossimo al gelido, anche se ovviamente i contatti andranno avanti fino a stamani.
La giornata, che in realtà non era iniziata bene per la visita a Draghi fatta da Letta, era stata "sbloccata" poi da una telefonata tra il Cavaliere e Draghi stesso, che aveva dato il via libera all’incontro con la delegazione del centrodestra.
"Buonasera presidente, ok per l’incontro, adesso arrivano i nostri a Palazzo Chigi", sarebbero state le poche parole pronunciate da Silvio Berlusconi davanti agli alleati. L’uomo, d’altra parte, è fatto così: lo devi blandire, cercare, coccolare. Raccontano, però, che soprattutto la Lega, ma anche un buon pezzo di Fi, l’ala dura e pura (Ronzulli, Ghedini) siano ancora per il voto. Molto più malleabili, e pronti a sostenere Draghi, i centristi (Udc di Cesa, Lupi, Toti, Brugnaro, etc) e ovviamente le ‘colombe’ azzurre (Gianni Letta).
Si dice pure che il Cavaliere sia rimasto davanti a tutti mentre parlava con il premier, cioè senza appartarsi, evitando ogni privacy: poche parole. Presenti, a ‘casa’ del premier, il leader della Lega, Matteo Salvini, il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani e i leader di Noi con l’Italia e Udc, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa che poi rientrano a Villa Grande per riferire al Cavaliere. Invece, a villa Grande, ‘casa’ del Cav, in attesa del loro rientro, restano Berlusconi, i capigruppo e i vertici di Fi. Esclusi i ministri azzurri (Brunetta, Gelmini, Carfagna): si sa come la pensano e soprattutto il Cav non li vuole vedere. La Lega ha alzato il tiro per tutto il giorno. Alcune richieste sono irricevibili, per Draghi (rimozione di Speranza e Lamorgese, pace fiscale e rottamazione delle cartelle esattoriali, etc etc) e altre, invece, ricevibili (riduzione delle tasse, ridimensionamento del reddito di cittadinanza).
Ma se il target vero di Lega e Fi è solo quello di far contare il proprio peso dentro il governo, è un conto. Come pure se la richiesta è – più volte ribadita – di "tenere i 5 Stelle, inaffidabili, fuori dalla coalizione e fuori dal governo". Le elezioni anticipate non sono mai citate, ma la Lega è pronta a votare una legge di Bilancio "tabellare", mettendo in sicurezza i conti dello Stato, ma proprio in cambio di urne anticipate a ottobre. Solo oggi alle Camere si saprà il suo vero prezzo.
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