Venerdì 19 Aprile 2024

Il gas tour punta all’Africa In pista Cingolani e Di Maio

Saranno i due ministri a guidare la missione italiana in Angola e Congo. Ma Draghi non ci sarà: è positivo al Covid. I rischi dell’embargo

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Positivo al Covid ma asintomatico, il premier Mario Draghi non potrà rappresentare il governo nelle missioni nella Repubblica dell’Angola e nella Repubblica del Congo, previste per domani e giovedì. Per il momento Draghi lavorerà da casa e la delegazione italiana sarà guidata dai ministri Di Maio e Cingolani. La missione ha lo scopo di far diminuire la dipendenza dell’Italia dal gas russo, aumentando gli acquisti da altri paesi produttori, impresa non facile da realizzare in tempi brevi.

Da anni l’Italia importa dalla Russia 29 miliardi di metri cubi di gas sul totale di 75-80 miliardi del fabbisogno nazionale annuo. Del restante 60% circa, il 31 viene dall’Algeria, il 9 dal Qatar, il 10 dall’Azerbaijan e il 4 dalla Libia. Ora, secondo le stime di intese sostanzialmente avviate, entro fine 2023 Libia e Azerbaijan porteranno due miliardi di metri cubi in più a testa (anche se la Libia al momento si dichiara incapace di accrescere la produzione), mentre da Qatar, Egitto e Stati Uniti dovrebbero arrivarne via nave altri sei-sette. Il governo di Algeri, che è già il secondo fornitore italiano, si è impegnato a incrementare l’erogazione di tre miliardi di metri cubi quest’anno, e di sei miliardi il prossimo, per arrivare nel 2024 a un regime di almeno nove miliardi tra gas naturale e Gnl (gas naturale liquefatto per il quale servono i rigassificatori).

Tecnicamente, l’accordo siglato tra Eni e la compagnia statale algerina Sonatrach, non prevede investimenti in infrastrutture, visto che la via di trasporto già esiste ed è in funzione da anni. Si tratta del gasdotto TransMed, intitolato a Enrico Mattei, che parte dal deserto algerino e, attraverso la Tunisia, arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia, per risalire da lì fino a Minerbio, in provincia di Bologna. Può trasportare fino a 30 miliardi di metri cubi l’anno, ma non sarà questa la capienza concordata, almeno nei prossimi due anni. Aumentare la produzione del gas, infatti, richiede tempi lunghi. Senza contare le incertezze sul lungo periodo dovute alle condizioni politiche dell’Algeria che la rendono un Paese non propriamente stabile.

Il governo italiano si propone quindi di rafforzare la cooperazione con Algeri anche su altri fronti che offrano possibilità di sviluppo e occupazione (energie rinnovabili e idrogeno verde, per esempio), tant’è che per il 18 e 19 luglio è già in programma un vertice intergovernativo. Oltre al gas naturale, i piani di Palazzo Chigi includono anche il potenziamento degli approvvigionamenti da fonti rinnovabili, ma si tratta anche qui di soluzioni non immediate. Da affiancare comunque a una razionalizzazione dei consumi, come la concentrazione delle attività industriali energivore nei periodi dell’anno in cui i consumi sono più bassi.

Per l’Italia lo spettro da affontare si chiama embargo del gas russo, che Putin potrebbe volere come ritorsione contro i paesi che sostengono l’Ucraina. Embargo che avrebbe anche un risvolto positivo. Secondo uno studio della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), infatti, un eventuale embargo del gas russo produrrebbe 12 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera in meno.

red. eco.