Giovedì 18 Aprile 2024

Il fuoriclasse non basta per vincere

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Leo

Turrini

Due anni fa, reduce dal settimo scudetto consecutivo, la Juventus realizzò una straordinaria e costosissima operazione. Vestì di bianconero Cristiano Ronaldo, uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Ora, mettiamo da parte l’impatto mediatico. E sorvoliamo sulle conseguenze finanziarie, pur non lievi, del faraonico acquisto. Con il Campionissimo portoghese, la Signora continua a vincere campionati, esattamente come prima. In compenso perde pure la Coppa Italia. Della Champions, meglio non dire. Anno uno con CR7: fuori ai quarti. Anno due: fuori agli ottavi, contro il settimo club in Francia, fermo da sei mesi causa lockdown, a parte una partita. Occhio a non uscire ai gironi, il prossimo inverno. Detto questo, fermo restando che Ronaldo è un asso unico, bisogna aggiungere che, a dispetto dei successi in patria, la Juve si è messa ad esonerare gli allenatori che pure in Italia hanno trionfato. Da Allegri a Sarri. Avanti il prossimo, come cantava Cocciante in “Bella senz’anima”. Domanda: ha un senso, tutto questo? Non è che per la squadra più popolare d’Italia la Champions si è trasformata in una paralizzante ossessione? E se così è, come dimostrano i licenziamenti di Allegri e Sarri, come è possibile che ai tifosi in lutto un bravo giocatore come Bonucci dica in tv: ma tanto era lo scudetto il nostro obiettivo principale. Dubito che Ronaldo sia d’accordo. Banalmente, l’uomo solo al comando è una sciocchezza. Anche se in codice si chiama CR7.