Guerra in Ucraina: in Italia avanza il partito dei pacifisti, ma è lite sui cortei

Il leader grillino Conte prenota la piazza: "L’Europa cambi linea". Nel Pd manca l’intesa tra l’anima del no alla guerra e quella filo-atlantista. Provenzano: "Non lasciamo le manifestazioni ai Cinque stelle"

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte

La guerra incombe, sulle teste di tutti, in Europa. Nonostante ci sia un aggressore (la Russia) e un aggredito (l’Ucraina), i bombardamenti (di ieri) sulle città ucraine con indiscriminate morti civili, tornano a comparire non solo bandiere arcobaleno, ma anche cartelli "yankee go home", "Usa boia". Nei cortei della Cgil e pure nei cortei pacifisti.

Il movimento pacifista, intanto, rialza la testa, si mobilita, pronto a una grande manifestazione ipotizzando – ma senza conferme – come data il 4 novembre (giorno di festa delle Forze armate) più altre mobilitazioni già fissate tra il 21 e 23 ottobre. Il leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte ci salta su per primo. Lancia "una manifestazione per la pace, senza bandiere politiche, per dare la possibilità agli italiani di invocare una soluzione diplomatica". In più, chiede "un ruolo nuovo per l’Ue, finora troppo appiattita sulla strategia americana e che adesso deve farsi promotrice di una conferenza internazionale da tenere in Europa sotto l’egida dell’Onu e con il coinvolgimento del Vaticano". Conte prenota la piazza (Roma) e pure la data, facendosi scudo del Papa, che invoca la pace.

L’idea è che bisogna essere equidistanti. Dalla Russia, ma pure dall’Ucraina. La guerra deve finire, "e subito". La pace deve prevalere. Inoltre, tra i pacifisti (alla Santoro, Lerner, Travaglio, più Milena Gabanelli che scrive, via Twitter: "Qualcuno a Washington e Bruxelles dice a Zelensky che si deve fermare?" Colpa loro) serpeggia il vecchio leit motiv: dietro ci sono gli Usa, gli yankee, l’imperialismo guerrafondaio.

Arci e Acli, molte associazioni pacifiste, la Cgil, il consueto “cucuzzaro“ della sinistra radicale – da Unione Popolare a Prc, Pap, Cobas – si accodano. A Conte, pacifista almeno quanto il Papa. Cose mai viste, in tanti decenni di pacifismo militante. Il Pd, non sapendo che pesci pigliare, un po’ aderisce, un po’ si divide. Il sindaco di Pesaro, e candidato alle primarie dem, Matteo Ricci, mobilita la sua associazione (Ali). Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, lancia "una grande manifestazione a Napoli" (per i campani).

Il Nazareno oscilla, ondeggia, tentenna. Conte li ha bruciati sul tempo. Vanno capiti. Lorenzo Guerini, ancora per poco, è ministro alla Difesa: ha schierato l’Italia senza se e senza ma, sì, ma dalla parte della Nato, della Ue e dell’Ucraina. Il Pd, inoltre, ha sempre votato, compattamente, a favore dell’invio di armi italiche (finora quattro). Ma se un pezzo di partito ha scelto da che parte stare (l’aggredito), un’altra parte (la sinistra dem) nutre seri dubbi: parteggia pure per l’aggressore. Graziano Delrio, cattolico e pacifista, su Qn, se la prende con Conte ("vogliono mettere il cappello a un’iniziativa già indetta"), poi parla di "scelta sofferta" e ora chiede un "immediato cessate il fuoco". In più, il vice-segretario dem, Giuseppe Provenzano, nel dire "non regaliamo la parola pace a Conte", sottintende, chiede, cessate il fuoco e pace subito.

Chi, invece, scandisce parole chiare è il Capo dello Stato: quella in corso tra Russia e Ucraina è una "guerra sciagurata" – dice Sergio Mattarella – scatenata da Mosca. Guerra in cui "l’Europa è un bersaglio". E davanti a quella che sembra essere una escalation del conflitto "la pace è urgente e necessaria".