Giovedì 25 Aprile 2024

Il ‘francescano’ Grillo batte cassa E i 5S trattano (di nuovo) sui soldi

Il Garante strappa un contratto col Movimento. Lontani i tempi dei processi a chi si arricchisce con la politica

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di Pierfrancesco

De Robertis

"Siamo francescani, siamo noi i veri francescani. Guardate dove siamo e per cosa marciamo". Era il 2017, e non era la prima volta che Beppe Grillo aveva provato ad accostare la propria figura con quella del poverello di Assisi. Due anni prima, per dire, sul suo blog aveva pubblicato un fotomontaggio che lo ritraeva in tunica da frate, con tanto di lupo e uccellini. Francescano anche allora, a significare forse quella che per lui e il suo Movimento era un’aspirazione, un marchio, quasi una linea invisibile unisse purezza di messaggio, nobiltà di intenzioni e signorile distacco dai beni terreni.

Un vasto programma, più che altro, che è rimasto suggestione a uso e consumo del grande pubblico. La realtà ha infatti parlato un linguaggio diverso, e al fondo il genovese Beppe Grillo ai soldi è sempre stato molto attento (attenzione aumentata ultimamente quando anche causa problemi del figlio, Beppe ha diminuito il numero degli spettacoli in giro per l’Italia). La trattativa di questi giorni con Conte e il tesoriere del partito per cedere l’uso di parte del proprio blog al movimento, beh, insomma, molto francescana non è sembrata. Tant’è che diversi grillini, sotto anonimato hanno storto il naso: pagare, si parla di 200mila euro, il fondatore per poter usufruire di uno spazio che lui avrebbe potuto mettere a disposizione gratuitamente non è sembrato a tutti il massimo dello stile. È il padre o il padre-sfruttatore? Il Garante o il garantito? L’Elevato o l’allevato? Domande che per ottenere una risposta gravitano intorno al rapporto tra Grillo, i grillini e il vil denaro, a cominciare da lui che ha spesso unito le fortune di comico e quelle di politico, e basta pensare agli spettacoli a pagamento in giro per l’Italia che danno vita al singolare paradosso per cui se vai in una piazza da Renzi, Salvini o la Meloni ascolti gratis, se decidi di sentire l’uomo che tuona contro la casta e coloro che si arricchiscono con la politica devi fare il biglietto.

Ma non c’è solo il passato, e intorno ai soldi gira molto del nesso che esiste tra lui, Fondatore e nume tutelare, e il resto del Movimento. Se, come sembra, sono andati a buon fine i contatti in corso – a Grillo sarebbero garantiti 300mila euro all’anno per fare il guru della comunicazione degli “stellati“ – il comico di fatto si trova in qualche modo dipendente da Giuseppe Conte. Tra i due le relazioni non sono state idilliache, e basta ricordare come la scorsa estate Grillo aveva definito "inadeguato" l’avvocato del popolo; adesso che in ballo c’è un contratto cospicuo, Conte non è più "inadeguato". Configurando, questa intesa tra Garante e Movimento, una modalità per lo meno anomala di instaurare un rapporto politico. Ancora, poco francescana. Si sa per esempio che Grillo non è favorevole al terzo mandato, e basterebbe una sua parola per creare seri problemi a Conte e a tutto lo stato maggiore (Fico, Di Maio, Ruocco, Taverna, Crimi, Toninelli e altri big) che del terzo mandato hanno bisogno per scongiurare la tremenda ipotesi di doversi trovare un lavoro. Sarà un caso che da quando si è iniziato a parlare di soldi, Grillo non ha detto più niente sull’argomento? Forse. Sarà magari lo stesso silenzio che è calato sulle polemiche tra il Movimento e Davide Casaleggio una volta che si è consumato il divorzio da Rousseau, anche questo appianato a suon di soldi.

Niente di strano, per carità, nessun falso moralismo, tutti tengono famiglia ma non ci scordiamo questi signori avevano ottenuto il 33 per cento alle politiche di quattro anni fa (non di quaranta) sulla suggestione di un disinteressato rinnovamento della politica corrotta e arruffona. Salvo scoprire adesso che alla fine tutto gira sempre intorno ai guadagni. "Finiti soldi, finito amore. Tornati soldi, tornato amore", diceva quella ballerina dell’est Europa che lavora nel night club di una grande città. Ecco, siamo più o meno sempre lì, altro che san Francesco.