Il figlio di Musk ripudia il padre "Cambio genere (e cognome)"

Xavier, 18 anni, diventa Vivian Jenna Wilson e taglia i rapporti con Elon. Ma la paternità è un mestiere difficile

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di Davide

Rondoni

Tempo strano il nostro! Mentre ragionavo sui miei affanni economici (materia solita per artisti e poeti) mi raggiunge una notizia che fa sobbalzare: uno dei figli di Elon Musk, pare l’uomo più ricco del mondo, non vuole aver più nulla a che fare con il padre. Capperi! Rinuncia a tutto quei quattrini! È vero che i soldi non sono tutto, però una mano la danno. Ma c’è qualcosa che conta più dei soldi. Ed è il “bene”.

Mi guardo dal farmi gli affari del signor Musk e dei suoi problemi con i figli. Ne ha sette, da due relazioni e a giudicare anche solo dai nomi che portano, oltre al cognome, non dev’essere semplice: una si chiama Exa Dark Sideræl, un altro X Æ A-XII. Non voglio giudicare nulla. Ma capisco che (anche) questa notizia fa pensare a quanto sia difficile essere padri e figli. Quel che succede in questo genere di cose ai ricchi, è bene non dimenticarlo,succede anche ai poveracci e viceversa. Ho visto padri ricchissimi piangere così come padri poverissimi distrutti dal fallimento del rapporto con i propri figli. Non ne parla quasi nessuno, ma nella nostra società credo che ci sia un problema grande chiamato “paternità”.

Ogni storia è a sé, ovviamente, non si può generalizzare, ma basta stare a qualche cena o ascoltare un po’ di conversazioni in giro per capire che oggi la figura del padre è in crisi. Concorrono tanti fattori, morali e sociali, e nessuno ne è esente. L’affanno dovuto a problemi economici, stili di vita improntati al consumo più che alla cura delle relazioni, narcisismo diffuso, fragilità affettive non aiutano. E poi, diciamolo, da un paio di secoli almeno, vi è una cultura dominante che ha addossato ogni colpa ai padri, spesso con qualche ragione, molto spesso a vanvera e perché diciamo così volendo incolpare “per interposta persona” Dio, se la prende coi padri. Ci sono studi interessanti e saggi anche recenti di Claudio Risè e altri che analizzano il problema della figura attuale del padre, e sul tema non mancano persino motivatori e influencer.

Già un grande poeta di inizi del Novecento, Charles Péguy, affermava allora che il “vero avventuriero” di questa epoca è il padre di famiglia. Uno che appunto vive l’avventura del mondo sapendo che ci sono anche i suoi figli nello stesso rischio, in questo posto schifoso e meraviglioso chiamato mondo. E quando sai che al mondo ci sono i tuoi figli, tremi, guardi, lavori e ti incanti in modo diverso da chi padre non è. Poi certo uno può dimenticarselo, fingere, vedere solo i lati faticosi e incarognirsi, vivere scontento.

Oppure vivere, appunto, avventurosamente. Ma l’avventura non è, come insegna il caso Musk, fare soldi e successo. Ma che i tuoi figli amino la vita, e ti vogliamo bene, e tu a loro. Non è scontato. Lo sa pure Dio. Che infatti ha montato una gran storia, nascita morte e resurrezione di Suo figlio prediletto, perché noi suoi figli ci volessimo bene. Insomma, massimo rispetto per i figli, ma anche per i padri e per la loro fatica, di cui nessuno parla mai.