Il fidanzato di Saman interrogato: "Ho paura"

Ha raccontato il tormentato rapporto della 18enne con la famiglia, ora teme ritorsioni. "Volevamo andar via insieme, poi lei è sparita"

Le ricerche di Saman a Novellara

Le ricerche di Saman a Novellara

Si è rifugiato in un luogo lontano da tutto e da tutti, chiuso nel suo dolore, ma anche nel timore di subire ritorsioni dopo essere stato interrogato dai carabinieri. Il fidanzato "segreto" di Saman, la 18enne pachistana scomparsa da un mese da Novellara – nella Bassa Reggiana – potrebbe essere stato la causa del presunto delitto d’onore da parte della famiglia. Una relazione non accettata dai genitori che l’avevano promessa in sposa a un cugino in Pakistan e che per questo nell’ottobre scorso erano stati denunciati dalla figlia, poi collocata per cinque mesi in una comunità del Bolognese.

Saman l’11 aprile è tornata a casa, uscendo dal regime di protezione. Forse per dire ai suoi che sarebbe andata via per sempre, con l’uomo che sognava di amare liberamente. Ed è questo, per gli inquirenti, il motivo per il quale la famiglia Abbas avrebbe pianificato di ammazzarla. Per salvare la faccia agli occhi della comunità. Ucciderla sarebbe stato l’ultimo estremo barbaro modo di salvaguardare la purezza della ragazza, secondo una mentalità che di religioso – in questo caso il credo è quello dell’Islam – in realtà non ha proprio nulla. Un macabro puzzle che pian piano va componendosi, anche se del presunto cadavere occultato non vi è traccia. Neppure dopo l’ennesima battuta di ricerche ieri pomeriggio da parte dei carabinieri che coi cani molecolari hanno setacciato – tra serre, pozzi, campi, canali d’irrigazione e porcilaie – la vastissima zona agricola attorno alla cascina dove sarebbe stata ammazzata Saman.

Sarebbero stati proprio i genitori (Shabbar, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni) a consegnare la ragazza allo zio, Danish Hasnain di 33 anni, perché lui la uccidesse. Madre e padre ora sono indagati e ricercati in patria, dove sono improvvisamente tornati i primi di maggio, come risulta dalle liste d’imbarco alla Malpensa.

A confessare il piano della famiglia Abbas è stato il 16enne fratellino di Saman, che ora si trova sotto protezione in una località del Bolognese, col divieto di espatrio e in attesa di essere interrogato nell’udienza di incidente probatorio, che però deve ancora essere fissata.

Il minorenne è stato lasciato a casa dai genitori in fuga ed è stato l’unico ad aprire alla porta il 5 maggio, ai carabinieri che cercavano la ragazza al fine di notificarle un atto riguardante uno dei suoi allontanamenti dalla comunità. Una data che segna il campanello d’allarme scattato (forse – ci auguriamo di no – in ritardo) e l’avvio delle indagini. La stessa data riportata su WhatsApp come ultimo accesso da parte dello zio Danish, ora irreperibile, che, probabilmente, sentendosi in pericolo, è scappato anche lui nel Paese d’origine. Lui, assieme a due cugini di Saman (tutti e tre indagati), è tra i protagonisti del video delle telecamere di sorveglianza nei pressi dell’abitazione. I tre sono ritratti mentre con due pale, un secchio contenente un sacchetto azzurro e un piede di porco, si allontanano nei campi per poi fare ritorno due ore dopo.

Il giorno successivo poi, l’ultimo avvistamento – sempre in un filmato – di Saman, in compagnia dei genitori. È forse questo il momento della consegna verso la morte. A confermarlo potrebbe essere il cugino Ikram, arrestato domenica scorsa in Francia, dalla quale verrà estradato nei prossimi giorni dopo l’ok concesso dalle autorità giudiziarie transalpine. Nonostante tramite il suo avvocato d’ufficio abbia fatto sapere di essere estraneo alla vicenda, gli inquirenti contano di metterlo sotto torchio e farlo crollare.