di Alessandro Farruggia Il tempo corre e gli ucraini continuano a resistere, difendendo la loro terra dall’aggressore russo. Ma Vladimir Putin non ha tempo. Contava in una rapida vittoria e in un cambio di regime in modo da lasciare a Kiev un governo marionetta del Cremlino, prima di far tornare in Russia il suo esercito. Ma non sta succedendo. Le sue forze stanno tentando una "guerra lampo" con due colonie corazzate che stanno puntando su Kiev per cercare di far cadere il governo ucraino, ma per adesso le forze di difesa stanno resistendo egregiamente. E nel resto del Paese le conquiste territoriali russe sono limitate, visto lo sforzo militare. Putin non può permettersi che i media internazionali mandino in onda per giorni o settimane bombardamenti sulle città e strazianti immagini di civili morti, feriti o sfollati: gente che per i russi è un popolo fratello. Una azione militare per cacciare i (presunti) fascistinazisti ucraini, sia pure con qualche centinaio di vittime collaterali, può essere accettata e persino gradita alla maggior parte dell’opinione pubblica russa, un genocidio ucraino, no. E gli stati maggiori russi stanno comprendendo che no, quella in Ucraina sarà vinta ma non sarà una guerra lampo. Per questo – in una giornata nella quale l’umore del dominus del Cremlino ha oscillato pericolosamente dall’apertura al dialogo alla richiesta di un golpe in Ucraina condita da insulti al governo di Kiev mentre da Mosca giungevano minacce a Paesi dell’Ue – ieri all’ennesima richiesta del presidente ucraino di trattare ("Voglio fare appello ancora una volta al presidente della Federazione Russa perché si sieda al tavolo del negoziato e fermi la morte delle persone") è arrivata a sorpresa un risposta condizionata ma positiva. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha annunciato che una delegazione composta da funzionari del ministero degli Esteri e della Difesa ...
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