Mercoledì 24 Aprile 2024

Il fattore indecisi e la debolezza delle proposte

Gabriele

Canè

Se partiamo dall’alto dei sondaggi, beh, il 25 settembre rischiamo di buttare via dei soldi pubblici: con 13-14 punti di vantaggio, il centrodestra sembra avere la vittoria in tasca sul centrosinistra, o quello che sarà tra patti di ferro già siglati e punti imprescindibili da condividere. Troppa distanza, troppe tendenze confermate nel tempo. Se partiamo dal basso, però, si apre uno scenario diverso. Che il 40% dei cittadini non si esprima a un mese e mezzo dalle elezioni, non è certo una novità. Molti si decidono nelle ultime 48 ore, figuriamoci 48 giorni prima. Ma c’è da chiedersi se i dubbi, i risentimenti di questa enorme platea siano quelli di sempre, o non abbiano connotati che rendono il risultato finale molto più incerto di quello che l’alto dei sondaggi fa pensare. Mai come ora, infatti, per la situazione che viviamo tra Covid, guerra, rischi di recessione, per il modo in cui è maturata la crisi, per le risposte che la campagna elettorale sta dando ai problemi reali, la confusione è diffusa e legittima. Siamo agli inizi, è vero, ma non possiamo dire che si sia partiti con il piede giusto. E certo se qualcuno continua a ipotizzare la possibile uscita dell’Italia dal consesso dei Paesi democratici, se si inventano posti di blocco ideologici per frenare l’avanzata fascista o l’invasione africana, non bisogna meravigliarsi se poi i 5Stelle con la loro demagogia assistenzialista o Italexit con tutto il reducismo no vax, raccolgano, fatte le proporzioni, decorosi consensi. O che milioni di italiani, appunto, non sappiano come scendere in campo, o non lo vogliano fare. Essendo ben chiaro nei sondaggi che i problemi per cui la gente chiede risposte sono: crisi energetica e bollette, livello dei salari e inflazione, ambiente, futuro dei giovani, conseguenze del Covid. Il resto appartiene al mondo delle chiacchiere. Che svuotano le urne. O lasciano spazio per riaprire la roulette del 25 settembre.