Il ‘draghicidio’ ancora senza colpevoli

Sofia

Ventura

Si aggira in questi giorni sui social l’iconica immagine di Draghi nel vagone con Macron e Scholz, tutti e tre diretti a Kiev. Poco più di un mese fa, ma un’altra era. Quella dell’Italia guidata dal più autorevole tra i capi di governo europei. Oggi la campagna elettorale. Con il primoministricidio convitato di pietra. Che non trova colpevoli. Anzi, come in ‘Assassinio sull’Orient Express’ tutti (i maggiori partiti) colpevoli, ma a differenza del romanzo di Agatha Christie, nessuna cospirazione e nessun nobile motivo, solo avventurieri dilettanti (M5s) che si sono incontrati con furbi opportunisti (Lega e FI).

E partita la campagna elettorale abbiamo scoperto che nemmeno il Pd, a causa di taluni suoi manovratori, era del tutto innocente. Nessun colpevole e tutti traditori, naturalmente gli altri.

E questa pantomima che innerva la comunicazione dei partiti si intreccia con l’ansia delle alleanze. I vincitori annunciati, i tre partiti della destra, sembrano formare un’alleanza naturale, se non fosse che l’idea della premiership di una Giorgia Meloni che oscilla tra tailleur e comizi urlati infastidisce un Salvini che ha riscoperto i suoi pochi e ossessivi cavalli di battaglia (sbarchi, immigrati e icone religiose) e un Berlusconi che a distanza di ventotto anni dalla famosa ‘cassetta’ ripete che scende in campo perché l’Italia è "il Paese che ama".

Il Partito democratico non trova una cifra distintiva che non sia tutti insieme contro ‘le destre’ ad eccezione dei 5 Stelle, ma non ci risparmia fughe laterali di nostalgici dell’amore che fu col partito di Conte. La componente liberale, infine, tenta di nascere, ma travolta da una campagna strampalata, rischia di perdere già in partenza i suoi tratti di originalità per la forza di attrazione della "grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa".

Ma se alla fine non vincesse nessuno e tornasse ‘lui’? In amore e in politica è sempre meglio non farsi illusioni.