Mercoledì 24 Aprile 2024

Il dossier su Salvini "Asse anti Draghi con Mosca" I nostri 007: noi non c’entriamo

"Un funzionario della Federazione ha chiesto alla Lega se era pronta a far dimettere i ministri". Il Pd e Italia viva chiedono l’intervento del Copasir: gli italiani hanno il diritto di sapere

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di Giovanni Rossi

La variante russa rovina il primo giorno di centrodestra riunificato sotto il santino di Giorgia Meloni, plasticamente pro Nato e pro Ucraina come da percorso di pubblica rassicurazione. Tutta colpa di Matteo Salvini. Sempre in prima fila quando la Russia lampeggia sui media, il leader leghista bolla come "fake news" l’ultimo retroscena sugli sfilacciati rapporti Mosca-Roma. La Stampa, citando documenti di intelligence, svela che Oleg Kostyukov, ufficialmente funzionario dell’ufficio politico dell’ambasciata russa a Roma, avrebbe chiesto in maggio a Antonio Capuano, consulente del Capitano per il viaggio di pace a Mosca (poi abortito), "se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo". Il 35enne Oleg Kostyukov non è una pedina qualsiasi. È l’uomo che ha disposto l’acquisto dei biglietti per la trasferta moscovita (in seguito rimborsati dal segretario del Carroccio). E, secondo il sito The Insider, sarebbe soprattutto il figlio di Igor Kostyukov, gran capo del Gru, il servizio segreto militare di Mosca accusato di interferenze politiche in tutto l’Occidente. Anche per questi intrecci operativi e di scenario, la caduta del governo Draghi, innescata dai 5 Stelle e poi cavalcata risolutamente dal duplex Forza Italia-Lega, alimenta domande inevitabili. Non foss’altro per la storica fascinazione di Silvio Berlusconi e dello stesso Salvini per il presidente russo Vladimir Putin.

Le trame di una potenza estera attorno all’inner circle di un partito chiave nelle dinamiche parlamentari costringono Salvini a una rapida controffensiva: "Fesserie. Ho lavorato e lavoro per la pace, per cercare di fermare questa maledetta guerra. Figurati se vado a parlare di ministri, mi sembra la solita fantasia". Bisturi: "Non penso che ci sia Putin dietro al termovalorizzatore di Roma". Veleno: "Una sinistra divisa e disperata, con qualche servo sciocco in redazione, passa il tempo a cercare fascisti, russi e razzisti che non ci sono. Enrico, stai sereno! Il 25 settembre si cambia", è lo sfottò al al segretario dem Enrico Letta.

Il leader leghista trova sponda nel sottosegretario alla Sicurezza Franco Gabrielli che definisce "prive di ogni fondamento" le indiscrezioni "in merito all’attribuzione all’Intelligence nazionale di asserite interlocuzioni tra l’avvocato Capuano e rappresentanti dell’ambasciata della Federazione russa in Italia, per far cadere il governo Draghi". Una smentita all’apparenza salda, ma che lascia qualche scoria. Sia perché La Stampa ribadisce l‘esistenza di "documenti visionati" (una sintesi informale del lavoro d’intelligence) "comunicati ai competenti livelli istituzionali", sia perché tra gli 007 può sempre esserci qualche fonte ignota ai vertici. Non a caso fu Gabrielli in persona, lo scorso 10 giugno, a promettere di stanare chi aveva violato la riservatezza dell’Hybrid Bulletin sui presunti putiniani d’Italia. Così Pd e Iv chiedono l’intervento del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. "Non è certo il governo che deve smentire questioni di merito che investono la Lega e direttamente il suo leader – spiegano dal Nazareno –. Nessuno ha ancora smentito i legami di Salvini con Mosca. Gli italiani hanno il diritto di sapere se dietro la caduta di Draghi ci sia l’ombra di Putin". Ma il presidente del Copasir Adolfo Urso (Fd’I) respinge la richiesta: "Gabrielli ha già chiarito tutto". Di altro avviso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il fondatore di Ipf esige "spiegazioni da Salvini sui rapporti con la Russia".

Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, è caustico: "Solo una campagna denigratoria contro il centrodestra destinato a vincere le elezioni. Pd e M5S spieghino agli italiani perché, al Parlamento europeo, sono quelli che più di ogni altro hanno votato testi a favore del Cremlino e della Russia". Giorgia Meloni raccoglie l’assist per capitalizzare il gran momento personale, al contrario di Salvini di nuovo nell’occhio del ciclone per i passi falsi nel suo corso accelerato di russo: dalle magliette pro Putin agli abboccamenti petroliferi a Mosca di Gianluca Savoini (l’esponente leghista indagato per corruzione internazionale per la richiesta di una mazzetta da 65 milioni). Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fd’I a Montecitorio, non invoca il silenzio, anzi: "Come Fratelli d’Italia non siamo imbarazzati da nulla. Le questioni di carattere internazionale vanno chiarite".