Il doppio dramma di babbo Romano. "Non mi fanno seppellire mio figlio"

Il deputato Pd contro l’amministrazione capitolina: Dario è morto due mesi fa e non ha ancora sepoltura. Attacco alla Raggi: "La tua vergogna non sarà mai abbastanza grande". La sindaca si scusa: "Ingiustificabile"

Uno dei drammatici cartelloni apparsi sui muri di Roma

Uno dei drammatici cartelloni apparsi sui muri di Roma

"Ho scelto con imbarazzo di rendere pubblico il caso di mio figlio Dario, morto il 22 febbraio, cremato il 15 marzo e non ancora inumato. L’ho fatto, in accordo con i miei familiari, per dare visibilità al dolore di centinaia di famiglie romane che vivono la stessa incredibile situazione: l’attesa – senza comunicazioni – della sepoltura dei propri cari". Andrea Romano, 53 anni, parlamentare del Pd, rivendica la denuncia mattutina sull’ultimo disastro dell’amministrazione Raggi: ancora più di mille feretri da smaltire dopo il picco di duemila a dicembre; cremazioni in tilt; famiglie angosciate. "Dolore che si aggiunge al dolore", riassume con commozione Romano mettendo l’Ama – la municipalizzata dei rifiuti e dei servizi cimiteriali – ancora una volta sotto accusa.

La sofferenza di queste settimane traspare anche dall’attacco alla sindaca Virginia Raggi : "La tua vergogna non sarà mai abbastanza grande", scrive il deputato dem nel tweet in cui segnala che "Ama non dà tempi di sepoltura degni di una città civile. Anzi, non dà alcun tempo". A metà pomeriggio la sindaca fa atto di contrizione: "Ciò che è accaduto alla famiglia di Andrea Romano e ad altre famiglie è ingiustificabile. Sono vicina a tutti loro. Ho convocato Ama per dare risposte ai cittadini".

Dario Romano è morto a 24 anni. Soffriva di una grave forma di disabilità. "La vicinanza umana è sempre bella – reagisce il deputato del Pd –, ma alla sindaca chiedo: perché interviene solo adesso? È una questione di trasparenza, anzitutto con se stessi. Un problema così drammatico andava aggredito per tempo, già alle prime evidenze. La strategia per smaltire le sepolture non può essere solo aspettare che muoia meno gente. Il rispetto per i defunti è sacro in tutte le società". Ama, "vicina a tutte le famiglie che in questo periodo hanno perso un proprio caro", prova a scudarsi citando l’emergenza Covid – che è parte sostanziale del problema senza tuttavia esaurirlo – e a scaricare le maggiori responsabilità sul ministero della Salute: "La circolare 818 dell’11 gennaio 2021 dispone che in questa fase emergenziale venga data la priorità alle prime sepolture rinviando operazioni cimiteriali non urgenti". Come l’inumazione delle urne cinerarie, a quanto pare. "Siamo 'non urgenti'? L’avevamo capito – risponde, amaro, Romano –. Lo strazio di questi giorni deriva anche da una burocrazia comunale che infligge ulteriori pene".

Nella catena dei ritardi, i familiari dei cremati soffrono un po’ di più. "Non farei classifiche solo perché ci hanno messo in coda – dice Romano –. E pensare che ci sentivamo privilegiati, perché Costanza, la mamma di Dario, ha un loculo di famiglia al Verano. Abbiamo chiesto che ci consegnassero l’urna per poter portare un fiore. Niente. Manca il personale per processare anche una richiesta così semplice". Solo uno dei tanti fronti aperti, come confermato nei giorni scorsi dai sindacati delle pompe funebri, impotenti di fronte "alle condizioni critiche dei cimiteri" e alla rabbia delle famiglie per "i vergognosi ritardi nell’esecuzione di cremazioni e sepolture". "I 5.000 morti in più da ottobre a oggi causa Covid", sono – secondo Ama – la vera ragione del problema, assieme all’attuale numero di decessi "purtroppo elevato". Non un piano straordinario, non un’alternativa. Ce n’è quanto basta, secondo Romano, per aprire il dibattito sul "monopolio ai Comuni" nei servizi cimiteriali.

Il parlamentare Pd incassa una trasversale solidarietà politica e umana. "La risposta dell’Ama che parla di inumazioni “non urgenti“ è agghiacciante. Ama e Raggi si scusino", dichiara Annagrazia Calabria (FI). Il caso di Roma? "Indegno e intollerabile, Raggi intervenga immediatamente", tuona Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia.