Il demone del possesso che rende orchi

Roberto

Pazzi

È questa follia che covava nella testa del quarantenne padre di Varese, il demone che si è mangiato il suo sentimento. La convinzione di poter disporre della vita del "suo" bambino, ma amplificata dal bisogno di annichilire la madre. Due sono le diaboliche facce del Male nella tragedia di questo infanticidio: l’atto contro natura di un padre e la vendetta di un marito contro la moglie. La letteratura ci aveva già mostrato a quali esiti possa giungere la potenza dell’odio, come miasma che acceca la mente, nella tragedia greca, col mito di Laio ed Edipo. Tutta la psicanalisi ruota sullo studio delle pulsioni ambivalenti e represse, pronte a esplodere, che covano nel seno della famiglia secondo Freud. E purtroppo quando si apprendono misfatti come quello del padre infanticida di Varese, torna a inquietarci la luce sinistra di quelle antiche mitologie. Quasi ad ammonirci che le forze alla radice delle motivazioni più profonde del sì alla vita, crescano come i fiori più colorati accanto alle erbe più velenose del no. L’amore che convive con l’odio. La carezza che sfiora la coltellata.

Ce l’ha insegnato un poeta, Catullo, "odi et amo". Le pulsioni dell’amore più tenero e passionale possono convertirsi nei gesti più violenti. Ma Otello e Desdemona erano un uomo e una donna, adulti. La miserabile violenza della gelosia sembra quasi potersi sistemare al fondo di una scala di valori, nel dubbio del tradimento. Davanti alla violenza del padre contro un bambino di sette anni, non abbiamo più scampo, non sappiamo più evocare neanche la pietà. Persino Dante si ferma prima di descrivere il conte Ugolino che si mangia i figli con un verso evasivo: "Poscia più che ‘l dolor poté ‘l digiuno". I particolari poi di questa vicenda acquistano colori sempre più allucinanti. Il cadavere del bambino nascosto in un armadio, scoperto dal nonno caduto in stato confusionale. La fuga dell’ infanticida prima in auto, poi ai piedi nei boschi, il tentativo di nascondersi in un capanno di cacciatori prima di arrendersi. Ma non potrà mai sfuggire da se stesso ora che la colpa prenderà possesso della vita che gli resta.