Venerdì 19 Aprile 2024

Il cuore dei volontari Studenti e ultras nel fango "La nostra terra rinascerà"

Marche in ginocchio. L’obiettivo è tornare alla normalità il più presto possibile. Nemmeno la pioggia ha fermato gli sforzi dei ragazzi: "Non ci arrendiamo"

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di Andrea Massaro

e Giacomo Giampieri

SENIGALLIA (Ancona)

Dicono che i ragazzi perdono tempo con i social. Che non hanno punti di riferimento, badano solo all’effimero e cercano tutte le scappatoie per non impegnarsi e mettersi in gioco. Poi un angolo meraviglioso e fragile d’Italia come le Marche viene seppellito da una valanga d’acqua e fango. E quei ragazzi, così superficialmente etichettati, si mettono talmente in gioco da interrompere momentaneamente il corso della loro vita quotidiana. Si armano di pale, guanti e stivali per ricoprirsi di fango fino ai capelli. Più l’acqua arriva, più la melma aumenta e li ricopre e più loro sfidano gli eventi.

Anche ieri nel mezzo di una nuova bufera di pioggia e vento forte che ha condizionato la giornata nella parte nord della provincia di Ancona, a cavallo con quella di Pesaro, gli angeli del fango hanno lavorato fino all’ultima goccia di sudore.

A Serra De’ Conti, un paesino tra Jesi e Senigallia investito, seppur in modo minore, dalla furia delle acque, è bastato un appello del Comune: "Chi può, si metta a disposizione per ripulire le strade e i marciapiedi dal fango". Per tentare di salvare il salvabile, una trentina di ragazzi del paese, quasi tutti in età scolare ha risposto all’appello, unendosi ai volontari della protezione civile. "Ci siamo ritrovati davanti alla scuola media di Serra – racconta una delle volontarie, Eleonora Biondi –. Quando sono arrivata stamattina presto, i ragazzi erano già tutti lì. Pronti con le pale in mano e gli stivali ai piedi. È stato veramente bello, emozionante. Perché spesso è difficile coinvolgere i ragazzi di quell’età. Rivederli in giro per le strade del paese in una situazione del genere mi ha aperto il cuore". Il gruppetto, coadiuvato dalla protezione civile, ha spalato il fango e la terra a Osteria, la frazione più colpita e danneggiata. "Nella parte bassa del paese ci sono state aziende e parecchie case allagate" dice Eleonora.

I ragazzi non si sono risparmiati un attimo fino a fermarsi, stremati, solo per qualche foto. Istantanee da un disastro, a firma di Rolf Schertenleib, uno svizzero che in una vita passata, prima di stabilirsi sei anni fa nelle Marche e aprire un B&B immerso nella natura e nei girasoli, lavorava come fotoreporter nella Svizzera tedesca. È stato anche inviato in Bosnia, durante la guerra che ha dilaniato l’ex Jugoslavia. "Questa è l’inaugurazione della mia mostra, che per me è così preziosa: spalare fango come volontario della protezione civile per persone che sono state colpite molto più duramente di me. Ma ho nel cuore una grande gioia: tanti giovani oggi ci hanno aiutato. Grandi!".

I suoi scatti, pubblicati su una pagina Facebook, hanno ricevuto migliaia di clic e condivisioni.

Gli angeli del fango hanno sembianze diverse. Ma il loro cuore è occupato da un unico obiettivo: aiutare.

Come hanno fatto gli ultras dell’Ancona, che ieri mattina di buon’ora si sono presentati a Borgo Bicchia, una delle frazioni più colpite di Senigallia. La stessa che a otto anni di distanza dalla prima alluvione è finita nuovamente sott’acqua e nel fango. Sono arrivati con le magliette da tifosi, le galosce e i guanti. Trenta persone circa. L’anima del settore biancorosso più altri amici affezionati e volontari. Hanno rimosso la melma dalle cantine e dai primi piani delle abitazioni, portato fuori dalle case i mobili e gli arredi distrutti. Non si sono fermati neppure un secondo per parlare. Gente di mare, abituata a reagire anche alle situazioni più estreme. Nel frattempo, già da ieri, avevano attivato una raccolta fondi. Mettendo a disposizione anche un iban per ricevere le offerte da donare alle popolazioni colpite: "La gente come noi non molla mai" recita lo slogan degli ultras dorici.

Così come non mollano i ragazzi di Senigallia. Hanno il volto giovane e pulito di Jonathan, Alexandra , Francesca, Michele, Matteo e di tante altre ragazze e ragazzi che dal primo giorno post alluvione si sono rimboccati le maniche. Da Ostra a Sassoferrato, passando per Barbara e tanti altri piccoli comuni dell’Anconetano, centinaia di giovani e adolescenti si sono armati di stivali e pale e senza paura si sono messi al lavoro. La stragrande maggioranza di loro ignora chi fossero gli "angeli del fango" di Firenze, tanto che restano sorpresi e in parte compiaciuti quando gli si racconta quello che accadde nel 1966 in Toscana. "È nostro dovere aiutare in questi momenti, le nostre case e le nostre vite sono state invase dall’acqua e dal fango, ma noi non ci arrendiamo e vogliamo tornare quanto prima alla normalità", raccontano due ragazze di 17 anni mentre stanno svuotando un magazzino. "Noi – spiega una comitiva di cinque giovani – abitiamo a Ostra, dove non ci sono stati danni, ma qui a Pianello abbiamo tanti amici e quindi abbiamo ritenuto opportuno scendere e venire ad aiutarli". C’erano anche ieri mattina, nonostante il maltempo non concedesse tregua. Gli angeli del fango marchigiani sono anche anziani. Come Elisabetta Piaggesi che vive al Vallone di Senigallia: ieri mattina portava via pesanti sacchi di rifiuti dal negozio di un’amica.

Ma sono anche tanti ventenni e trentenni che in queste ore, oltre a ripulire, sono di conforto a genitori e soprattutto nonni. Nelle vie di Senigallia, ma anche dei paesini dell’entroterra così duramente colpiti, si aggirano maschere di fango con i capelli lunghi. Ragazze che fino a una decina di giorni fa si facevano i selfie al mare, tra il Conero e Senigallia, adesso sono lì a spalare il fango con le mani immerse nell’acqua.

Hanno gli occhi sporchi e umidi e sono loro a dare forza agli adulti che non hanno più nulla. A chi gestiva un negozio in centro e ora si ritrova a dover buttare via i sacrifici di una vita, ai vecchietti che piangono impotenti perché un’altra alluvione ha messo in ginocchio questa terra così bella e fragile. Sono loro a dare l’esempio. Montano in sella alle bici impantanate nel fango. "Ci vediamo domani". Dal vivo. Altro che social.