di Nino Femiani A dicembre, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, scrive sul suo profilo: "Noi mamme di figli maschi insegniamogli anche ad accettare i no più dolorosi, a tenere le mani in tasca quando la rabbia li assale. Insegniamogli ad amare da morire, non a far morire una ragazza". Lei, Valentina Giunta, 32 anni, mamma di due ragazzi maschi di 15 e 11 anni, ha sempre cercato di educarli al rispetto delle donne. Una donna come tante, un po’ di amiche, il rimpianto per una nonna e un cugino morti, lavori saltuari e, dentro una vita normale, un amore smisurato per i suoi due pargoli. "Mio figlio sarà sempre la mia priorità, la mia ragione di vita, il mio amore", posta su Fb la "mamma bambina", come la chiamano i vicini perché ha avuto il primo figlio a soli 17 anni. Stravede per entrambi e riempie il profilo social di foto dei ragazzi di cui va orgogliosissima. Nessun riferimento all’ex marito e padre dei due figli, un uomo da cui lei si sta sempre più allontanando e che anni fa aveva anche denunciato per maltrattamenti, querela poi ritirata. E invece proprio quell’uomo è l’eroe del figlio quindicenne. "Papà sei il mio amore, ti amo", scrive il minorenne su Tik Tok. Frase che fa inorridire la madre. La divergenza, con il passare dei giorni, diventa sempre più radicale. Quando il papà dei due ragazzi viene arrestato, insieme al nonno, a seguito di un’indagine che colpisce le bande specializzate in furti d’auto, Vale decide di rendere ancora più evanescenti i rapporti tra il figlio più grande e il genitore recluso nel carcere di Caltanissetta. Ma il quindicenne non le presta ascolto e posta a ripetizione foto del Padrino e di Cutolo, ora che il padre è dietro le sbarre: "Ti amo leone, sei la mia vita, a presto fuori". A questo punto Valentina decide di tagliare i ponti e di lasciare la casa di via Salvatore Di Giacomo a Catania, nella zona di San Cristoforo il quartiere di Nitto Santapaola, per rendere sempre più occasionali i contatti tra l’uomo in galera e il quindicenne che lo ammira in maniera incondizionata e insana. Il rapporto con il ragazzo peggiora ogni giorno che passa. "Se vai via da Catania, io resto con i nonni, non mi allontano ancora di più da mio padre", è l’ultimatum alla mamma. I vicini di casa sentono litigi continui, non intervengono mai, si girano dall’altra parte come quando il marito picchiava Vale. La sera di lunedì 25 luglio i toni si alzano quando la donna gli comunica l’intenzione di cambiare città, forse regione. Il ragazzo dà in escandescenza. Non si sa dove abbia preso il coltello con cui colpisce più volte alle spalle Valentina, la madre che lo adora. Poi scappa, mentre i vicini, chiamati dal fratello più piccolo, telefonano a forze dell’ordine e 118. Valentina è riversa nella sua stanza da letto, la schiena e il collo segnati da un rosario di ferite. È in una pozza di sangue, non c’è nulla più da fare. Gli uomini della Mobile si rendono subito conto che l’autore del femminicidio va cercato nell’ambito della famiglia. Immaginano che possa essere il marito, ma scartano la pista: l’uomo è in carcere. La Procura di Catania imbocca a questo punto la strada più choccante: è stato il figlio minorenne a pugnalarla e viene disposto il fermo del giovane omicida. "A Valentina non è stato permesso di vivere. Quello che il marito non è riuscito a fare, l’ha fatto il figlio, braccio armato del padre", dice tra le lacrime il cugino.