La Russia ora ci dimezza il gas. Italia verso lo stato d’allerta

Il governo deciderà la prossima settimana, dopo gli ulteriori tagli delle forniture da parte di Gazprom. Se Mosca continuerà a chiudere i rubinetti potrebbe essere imposto il razionamento ad alcune industrie

Gasdotto vicino a Varsavia, in Polonia (Ansa)

Gasdotto vicino a Varsavia, in Polonia (Ansa)

Il Cremlino sta gradualmente chiudendo i rubinetti che portano il gas all’Europa e l’Italia è tra i Paesi colpiti, con il dimezzamento delle forniture. A fronte di una richiesta giornaliera da parte di Eni pari a circa 63 milioni di metri cubi, Gazprom ha comunicato ieri un taglio delle forniture del 50%, mentre il giorno prima aveva consegnato solo il 65% di quanto pattuito.

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La situazione

Gli altri Paesi europei non sono messi meglio: Francia, Polonia, Bulgaria e Finlandiala hanno subito un taglio completo delle forniture russe, mentre i flussi verso la Germania e l’Austria sono molto ridotti.

L’Italia

Il sistema italiano del gas, però, regge: a fronte di una domanda prevista di 155 milioni di metri cubi è disponibile un’offerta di 195 milioni. Il disavanzo viene destinato in parte agli stoccaggi, che ormai sono pieni al 54% e in parte alle esportazioni. Segno che non siamo in una situazione d’emergenza, altrimenti il governo bloccherebbe l’export.

Le alternative

Ieri nella rete italiana è arrivato più gas algerino che russo: secondo le previsioni commerciali indicate sul sito di Snam, al valico di Tarvisio sono arrivati 34,78 milioni di metri cubi da Mosca, a Mazara del Vallo 64,3 milioni dall’Algeria e a Melendugno 28,4 milioni dall’Azerbaijan. "Non c’è alcuna indicazione di un rischio immediato di sicurezza degli approvvigionamenti", fa sapere la Commissione Ue.

Gli stoccaggi

L’estate, con le temperature calde, aiuta - anche se il calore ben oltre la media di questi giorni fa lievitare la domanda di energia elettrica e quindi anche di gas da bruciare nelle centrali per l’uso massiccio dei climatizzatori - e tutti i principali Paesi rassicurano che il gas non manca, ma i tagli dalla Russia arrivano mentre l’Europa sta riempiendo gli stoccaggi, con un obiettivo fissato dall’Ue di coprire almeno l’80% entro novembre per affrontare in sicurezza il prossimo inverno.

Lo stato d’allerta

Il governo italiano, però, in un incontro già fissato per metà della prossima settimana dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, potrebbe decidere di dichiarare lo stato di allerta se le forniture da Mosca dovessero continuare a scarseggiare, in base alle informazioni raccolte dall’agenzia Reuters. Il protocollo specifico prevede tre stadi: uno stato di pre-allerta, già imposto a fine febbraio dopo l’invasione russa dell’Ucraina, uno di allerta e infine uno di emergenza. Lo stato di allerta innescherebbe una serie di misure volte a ridurre i consumi di gas, tra cui il razionamento a utenti industriali selezionati, l’aumento della produzione nelle centrali elettriche a carbone e la richiesta di maggiori importazioni di gas da altri fornitori.

Acqua sul fuoco

Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani predica la calma: "Abbiamo tutte le contromisure pronte ma la prima cosa è vedere se questa situazione si stabilizza o no. Quindi, vediamo cosa succede nel weekend e a inizio settimana prossima decideremo". Per rimpiazzare completamente le forniture russe, però, ci vuole tempo. "Le stime del governo indicano che potremmo renderci indipendenti dal gas russo nel secondo semestre del 2024", ha precisato il premier Mario Draghi.

Il Gnl

Nel frattempo la prima risposta già in atto è l’aumento dell’import dall’Algeria. Ma il gas arriva anche via nave: sotto forma di Gnl viene scaricato nei tre rigassificatori italiani a La Spezia, Livorno e Rovigo. Qui la quota di importazioni potrebbe salire del 20-25%, visto che gli impianti non funzionano a pieno carico, con invii dal Qatar, uno dei maggiori paesi produttori, che spedisce il suo gas a Rovigo, ma anche da Egitto e Israele. Anche gli Stati Uniti hanno promesso almeno 30 miliardi di Gnl in più all’Europa per il prossimo inverno, di cui una parte all’Italia.

Nuove navi

Per questo il gruppo Snam ha acquistato una nave rigassificatrice da posizionare al largo di Piombino, mentre una seconda nave dovrebbe arrivare per fine anno nel porto di Ravenna.

Produzione interna

L’altra carta è l’aumento della produzione nazionale. "Dobbiamo perseguire da un lato la riduzione dell’uso totale del gas, dall’altro, per quello che ci servirà ancora, usare sempre più gas da giacimenti nazionali. Mi impegno a fare questo", ha detto Cingolani. "È stato sbagliato passare da un 20% di gas nazionale nel 2000 a un 3-4% nel 2020, senza ridurre i consumi, ma solo importando di più", ha fatto notare il ministro.