Il Covid si porta via papà Totti: "Ciao sceriffo"

Ricoverato allo Spallanzani, soffriva di problemi di cuore. Al figlio campione diceva sempre per scherzo: "Tuo fratello è molto più forte"

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di Paolo Franci

Pizza bianca e mortadella. Cascasse il mondo, ogni benedetto 27 settembre papà Enzo arrivava puntuale a Trigoria per festeggiare il compleanno di suo figlio Francesco, professione fenomeno del pallone e capitano della ‘Maggica’. La Roma. Varcava il cancellone del fortino giallorosso con quel sorriso aperto sul mondo che pareva un luna park, Enzo Totti. Nell’auto, una tonnellata di pizza bianca – la focaccia tipica romana – e mortadella. Quel gesto semplice era un omaggio alla romanità popolare e alle proprie origini, ma anche metafora di quella semplicità che è sempre stata bussola di vita e non ha mai smesso di trasmettere a suo figlio.

Ieri, Enzo Totti, 76 anni, detto ‘lo Sceriffo’, se n’è andato trascinato via dal maledetto Covid. Era ricoverato all’ospedale Spallanzani e non ce l’ha fatta. Aveva un cuore grande così, racconta chi lo aveva conosciuto bene. Un cuore che però anni fa gli aveva dato seri problemi di salute. Lui se li metteva alle spalle, nascondendoli dietro a quella faccia che il figlio Francesco pare aver copiato e incollato. Eh sì, la somiglianza è enorme.

Lo chiamavano lo ‘Sceriffo’ perché tra i suoi amici c’erano parecchie guardie giurate. Persone semplici come lui, ex impiegato di banca che, nonostante la popolarità di quel cognome planetario, non aveva cambiato di una virgola la sua vita, a parte la bella casa di Casalpalocco, dove viveva con mamma Fiorella. E dove aveva ospitato per oltre un anno un figlio adottivo come Antonio Cassano.

Papà Enzo aveva una battuta e una parola "bona" per tutti e se chiedevi a Francesco di descrivere il padre, lui rispondeva ridacchiando: "Grosso e bono".

Mai in vetrina, papà Enzo si sceglieva una quinta e si piazzava lì dietro. Non c’era tra paillettes e lustrini del pallone. Però c’era eccome per proteggere ’Checco’: "Noi restiamo in disparte – diceva – ma se Francesco ha bisogno ci siamo sempre". Lo seguiva in trasferta guidando il suo camper, giocava a carte con i tifosi perché era uno di loro. A Francesco diceva fin da ragazzino: "Sei una pippa tu’ fratello Riccardo è più forte di te". Era un gioco padre-figlio e glielo ha ripetuto anche nel pieno della carriera, un modo per farlo restare con i piedi per terra. Disse tempo fa Francesco a Maurizio Costanzo: "Papà non mi ha mai fatto i complimenti, anzi mi ha sempre ‘bastonato’. Quando facevo due gol mi diceva che dovevo farne quattro. Fino all’ultimo giorno di carriera non mi ha mai detto niente. E forse è stata questa la mia fortuna. I miei genitori mi hanno insegnato i giusti valori".

E papà Enzo, quando suo figlio è diventato un fenomeno globale, custodiva in uno scrigno della memoria quel Totti che è stato solo suo e di mamma Fiorella: "Me lo sono goduto quando era ragazzino". Con Francesco condivideva la passione per Alberto Sordi, la Sora Lella e le canzoni di Gabriella Ferri, il gusto per la battuta e quell’umorismo tutto romano che l’ex capitano giallorosso ha preso proprio dallo ‘Sceriffo’. Il 19 marzo scorso, in occasione della festa del papà, Totti ha postato una foto su Instagram nella quale è ritratto piccolissimo assieme al padre, con un messaggio semplice: "Quello che mi hai insegnato lo sto trasmettendo ai miei figli, ai tuoi nipoti, grazie per tutto papà mio, anzi sceriffo".