Il Covid ha messo da parte i tumori. Gli italiani rinunciano a curarsi

Rallentati i trattamenti dei pazienti no Covid. In caduta libera gli screening oncologici. Le prime vittime sono le donne. In Italia la speranza di vita cala in media di quasi un anno

Sono soprattutto le donne a pagare il conto delle rinunce alle cure extra Covid

Sono soprattutto le donne a pagare il conto delle rinunce alle cure extra Covid

Roma - Il ’Covid first’ deciso dal governo Conte ha rallentato nel 2020 le cure dei pazienti non Covid, portando ad un aumento del 40% delle rinunce alle terapie, e del 48,3% degli screening oncologici, rendendo più difficile anche l’accesso alle cure innovative. La pandemia, ma anche fattori indiretti come la difficoltà di curasi per chi aveva patologie non Covid, ha inciso pesantemente sulla mortalità del Paese. Nel 2010 la speranza di vita alla nascita in Lombardia è calata di ben 2,3 anni (da 83,7 a 81,2), nelle Marche di 1,4 anni, in Piemonte e Trentino Alto Adige di 1,3 anni, in Emilia Romagna e Liguria di 1,2 mentre in Italia di media si è ridotta di 0,9 anni, con Toscana e Veneto sotto media a 0,8, Umbria e Lazio a 0,3 e il Mezzogiorno che registra un calo ’solo’ di 0,1 anni.

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A sottolinearlo è il terzo rapporto "Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell’assistenza ai pazienti non Covid" pubblicato da Salutequità, associazione indipendente che valuta la qualità delle politiche della salute. Nel 2020 il 10% dei cittadini ha rinunciato alle cure, circa la metà a causa del Covid-19: un percentuale doppia rispetto al 6,3% del 2019. E a rinunciare maggiormente sono state le donne: il calo è del 16% per le oltre settantacinquenni, del 15% per la fascia 65-74 anni, del 13% tra 60 e 64 anni e del 14% tra 55 e 59 anni. Tra gli uomini il tasso più alto di rinunce, il 14%, è tra gli ultrasettantacinquenni, e cala al 12% tra i 65 e 74 anni e all’11% tra 55 e 64 anni. Nel periodo gennaio-settembre 2020 è continuata anche una netta riduzione della spesa dei farmaci innovativi non oncologici: -122,4 milioni di euro rispetto al 2019.

"Per colmare il gap – spiega Tonino Aceti, presidente di Salutequità – occorrerà misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti non Covid-19 per rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del Ssn per gli assistiti non Covid. Serve poi una nuova Relazione sullo stato sanitario del Paese (l’ultima si riferisce al 2012-2013), va avviata un’indagine conoscitiva parlamentare e poi bisognerà definire, finanziare e attuare in tutte le Regioni un ’Piano Nazionale di Rientro nel SSN dei pazienti non Covid-19’ con una particolare attenzione alle fragilità".

Nonostante il piano vaccinale includa i malati oncologici tra i ’fragili’ che hanno la priorità, la loro immunizzazione procede a rilento in molte regioni. Secondo un’indagine della Federazione oncologici, cardiologi, ematologi (Foce) le immunizzazioni dei malati oncologici non sono ancora partite in Abruzzo, Basilicata, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria mentre vanno bene in tre regioni: Lazio, Veneto e Calabria, che hanno messo in sicurezza complessivamente 11 mila malati.