"Il Covid corre su bus e metro". Vaia: troppi viaggiatori ammassati

Il direttore sanitario dello Spallanzani: la scommessa è potenziare la mobilità

Il professor Francesco Vaia dell'Istituto Spallanzani

Il professor Francesco Vaia dell'Istituto Spallanzani

"Prudenza senza drammatizzare, senza allarmare. Nelle scuole stiamo facendo tanto, abbiamo fatto tantissimo nei porti e negli aeroporti. Sono i trasporti metropolitani ora a preoccuparci". Mette in guardia Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive, Ospedale Lazzaro Spallanzani, di Roma.

Direttore, come sbarrare la strada al Coronavirus?

"Vanno mantenute le misure di salvaguardia adottate finora, le mascherine sempre indosso, ma è anche il momento di incrementare il distanziamento interpersonale che è venuto meno".

Lei vede il problema non tanto nelle scuole quanto nei trasporti pubblici, perché?

"Perché il Covid-19 non nasce nella scuola, ci arriva. Proviene dall’interno del nucleo familiare, è dalle case che si muove il SarsCoV2. Quindi il nuovo Coronavirus viaggia con gli studenti e i lavoratori pendolari".

Nelle aule lo scarso ricambio d’aria è un fattore di rischio.

"La riapertura delle scuole comporta l’inevitabile aumento del fenomeno contagi, ma gli istituti di istruzione possono agire sugli spazi, superare la logica delle classi pollaio, anche perché far tenere indosso per così tante ore la mascherina nei bambini è innaturale, e ingiusto. La vera scommessa è nella mobilità".

In che senso?

"Vediamo ancora adesso troppe persone ammassate nell’ora di punta, sarebbe bene raddoppiare le corse dei mezzi di trasporto per garantire un distanziamento naturale".

I virus saltano più facilmente da una persona all’altra in questi spazi ristretti?

"Assolutamente sì. Ci preoccupiamo del sovraffollamento degli stadi e trascuriamo i treni regionali, i bus e la metropolitana. Noi dobbiamo garantire un distanziamento all’interno delle vetture, delle carrozze. A chi afferma che è tardi io ribatto che è sempre l’ora per prendere le contromisure. Le mascherine servono, ma se i pendolari vengono stipati uno sull’altro come si vede c’è poco da fare".

Teme la seconda ondata di accessi al pronto soccorso?

"Noi siamo Covid One, abbiamo predisposto il raddoppio dei posti letto ordinari nei reparti e in rianimazione, forti dell’esperienza dell’inverno scorso. Prepararsi non significa emergenza".

Perché invitare alla cautela senza suscitare allarmismi?

"Perché dobbiamo fare in modo che il Paese reagisca con energia e con forza, quindi prevenire sia la depressione psicologica individuale, sia la depressione economica della società, due sequele del Covid. Occorre affrontare la malattia con severità ma anche con serenità. Usciremo dal tunnel. Ma non possiamo scaricare tutti gli oneri sul sistema sanitario, deve reagire la società civile nel suo insieme".

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