Martedì 16 Aprile 2024

Il Covid accresce il desiderio di uno Stato forte

Cittadini disposti ad anteporre la legalità alla libertà. Crisi di fiducia verso le associazioni di categoria

È sicuramente fondato che non vi è nei provvedimenti anti-Coronavirus nessuna "torsione della democrazia", come sostiene anche il premier Giuseppe Conte. Ma, a leggere le conclusioni della indagine Ipsos sui corpi intermedi, trova conferma sul campo quello che studiosi italiani e stranieri (due per tutti, l’americana Anne Applebaum in Twilight of Democracy e il politologo Giovanni Orsina in più occasioni) stanno "sistematizzando" nelle loro analisi più recenti: le democrazie occidentali hanno cominciato da anni a scivolare verso tentazioni illiberali e l’emergenza Coronavirus determina o rischia di produrre un’accelerazione di questo processo.

"Si osserva – scrive Nando Pagnoncelli nei risultati dell’indagine – una marcata disaffezione verso la democrazia nel nostro Paese. Un’abbondante maggioranza di cittadini si dichiara delusa da questa forma di governo e pronta a sperimentare qualcosa di diverso".

Il corollario dello scontento implica "la ricerca di aggiustamenti, quando non di radicali alternative". Quali, è presto detto: sia l’ipotesi di una redistribuzione dei poteri verso il basso (dallo Stato verso Regioni e Comuni) sia la suggestione della democrazia diretta. Di sicuro, "l’emergenza Coronavirus aggiunge un ulteriore elemento di sfida alla tenuta democratica del Paese". Tant’è che più di due italiani su tre ritengono che gli attori politici non stiano mostrando senso di responsabilità e compattezza di fronte alle sfide in corso.

Non sorprende, però, che proprio in questo contesto (rafforzato dall’emergenza sanitaria e sociale) gli italiani tendano a riconoscere "un ruolo preminente agli attori pubblici e alla politica come attività di indirizzo della società nel perseguimento dell’interesse generale". Insomma, ci si affida sempre di più all’interventismo pubblico rispetto al ruolo del privato. "Prevalgono – come indica uno dei passaggi-chiave dell’indagine – i concetti di responsabilità, legalità, uguaglianza. Solo quarto il concetto di libertà. La sussidiarietà è indicata tra questi elementi solo da pochi intervistati".

Il che si innesta in un processo che viene da lontano e che ha fatto parlare fior di analisti del primo ventennio del nuovo secolo come dell’età della disintermediazione. Con i corpi intermedi, a cominciare dai sindacati, in caduta verticale nei "livelli di fiducia e di rilevanza percepita (presente e futura)". Mentre fanno eccezione le associazioni di volontariato, quelle ambientali e le fondazioni culturali, soggetti ben considerati dalla maggioranza del Paese. E non è detto che anche questo non sia coerente con una idea della democrazia oscillante tra spinte di partecipazione diretta e meccanismi iper-legalitari.