Il corteo a Predappio, fez e saluti romani. E le camicie nere si dividono su Meloni

In tremila sfilano col tricolore dalla piazza verso la tomba di Mussolini. "La premier non tolga la fiamma dal simbolo, perderebbe consensi. Qui non tutti l’hanno votata. Molti sono con Italexit, altri si astengono"

Predappio (Forlì-Cesena), 31 ottobre 2022 - "Abbiamo cominciato a prenderci l’Italia". Ferdinando arriva dal Veneto: fez sulla testa rasata, parla davanti a una telecamera durante il corteo che porta tremila camicie nere dal centro di Predappio al cimitero in cui è sepolto Benito Mussolini. Gli organizzatori hanno detto ai manifestanti di non parlare con i giornalisti, un volontario del servizio d’ordine lo rimprovera e chiede agli operatori di riprendere più tardi. "Noi fascisti rispettiamo le regole", dice adesso Ferdinando. E tace. Forse chiedendosi che strada stia prendendo la destra vista ieri a Predappio: forza di governo a livello nazionale o ancora movimento antagonista. Favorevole a Giorgia Meloni o lontana dal premier. Che qualcuno vede troppo moderata.

Saluti romani a Predappio: si cerca di identificare gli autori

Il clima era diverso da quello delle precedenti manifestazioni. A luglio, per l’anniversario della nascita del duce, i partecipanti erano appena 120. Stavolta gli organizzatori parlano di 4.000 (per la Questura sono 1.500). Arrivati alla cripta di Mussolini, ci vogliono circa 15 minuti perché anche gli ultimi prendano posto nell’ampio piazzale. Come accade da un paio d’anni – da quando alcuni militanti furono denunciati dalla Questura di Forlì per apologia di fascismo –, gli organizzatori propongono di portare la mano destra sul cuore. Ma circa la metà, oltre un migliaio, stavolta tende il braccio: rieccoli, i saluti romani. Era già ricomparsi prima della partenza, tra piccoli gruppetti di militanti. E poi nel corteo, a corollario dei canti fascisti – per qualche anno erano scomparsi anche quelli –, infine verso le 13, quando gruppi di giovani in camicia nera prendono un aperitivo nei bar di Predappio. Una sorta di euforia.

C’entra il centenario? "Siete uno spettacolo": così Orsola, pronipote del duce, ringrazia i manifestanti. C’entra il primo premier arrivato da un partito nel cui simbolo arde la fiamma del vecchio Msi? "Un 60% dei partecipanti – è la stima di Mirco Santarelli, presidente degli Arditi di Ravenna che organizzano l’adunata – ha votato per i partiti della coalizione di centrodestra. Il restante 40%? Molti per Italexit, il partito di Gianluigi Paragone, altri non sono andati alle urne". Lui ammette di aver votato Fratelli d’Italia: "A suo tempo, sono stato segretario provinciale di An e nel Ravennate era candidata la vicesindaca di Brisighella Marta Farolfi, mia amica da una vita". E Giorgia Meloni? "Non dico quello che vorreste sentirvi dire", scherza. Poi diventa serio: "Le frasi sul fascismo doveva dirle, sapete come funziona. La Meloni non è il mio ideale, ma avrei votato anche Lucifero pur di mandare a casa la sinistra. Però ci vorranno almeno 5 anni per rimediare ai danni. Spero faccia rispettare le leggi. La prima è che i ladri restino in galera". Ma non crede che toglierà la fiamma: "Perderebbe voti".

Orsola Mussolini parla per la prima volta a una ricorrenza di quello che lei chiama sempre "nonno" (il nonno era in realtà Vittorio, il primogenito maschio di Benito). Ne ricorda "opere pubbliche, scuole, ospedali, bonifiche, città costruite in 6 mesi, la prima autostrada del mondo, uno Stato più efficiente ed efficace". Sembra un’agenda di governo. Parlava idealmente alla Meloni? "No – sorride –, mi riferivo solo al passato". Ha un negozio di ottica in provincia di Siena, non vuole fare politica. Il saluto romano? Lei non l’ha fatto. Sospira: "Ho messo la mano sul cuore, il nonno per me è lì. Rispetto le leggi. Quel gesto aveva senso cent’anni fa. Ora forse no". Mentre per Santarelli, "la sinistra vuole fermarci con la magistratura. Come fosse olio di ricino". Il riferimento è alle possibili nuove denunce: la Questura sta già vagliando le immagini, la procura potrebbe aprire un’inchiesta.