Giovedì 18 Aprile 2024

Il confine sottile tra i buoni e i cattivi

Mario

Arpino

Nell’ultimo rapporto Amnesty International se la prende con Kiev perché utilizzerebbe scuole ed altri edifici proibiti per nascondere armi, armati e munizioni. Il condizionale è d’obbligo, ma solitamente le informazioni sono attendibili. Anche i russi, accusati di bombardamenti sulle città (che fanno parte di una strategia dichiarata) colpiscono scuole, ospedali e luoghi di culto. In entrambi i casi, si tratta di crimini soggetti alle Corti internazionali. Ma solo i “cattivi” perpetrano reati?

Da ragazzino ricordo continue corse tra scuola e rifugio, e mi sentivo tra i buoni. Come quei coetanei di Grosseto, uccisi dalla guerra il giorno di Pasquetta 1943, mentre giravano felici sulla giostra. Ricordo che obiettivo di propaganda erano i “cattivi” americani, colpevoli anche di spargere giocattoli esplosivi. Ma, un paio d’anni dopo, vinta la guerra, erano già diventati “buoni”, e distribuivano cioccolata e chewing-gum. Di quel periodo ricordo anche i “cattivi” partigiani rossi, che nel Friuli orientale, dove allora abitavo, uccidevano nei paesi di campagna militari tedeschi isolati, ben sapendo che ben presto sarebbe arrivata la rappresaglia, con incendi e deportazioni. Due anni dopo erano tutti “buoni”, e tali sono rimasti. In un’altra guerra mi sono trovato compreso nell’elenco dei “cattivi”, quando gli aerei della Coalizione alla quale appartenevo hanno colpito in pieno centro di Baghdad una caserma della Guardia Repubblicana di Saddam, che (guarda caso) in quel momento ospitava una scuola. Ma ricordo anche la storia degli ostaggi occidentali esposti sui tetti delle case. Amnesty International di solito ha ragione, ma chi sono i “buoni” e chi i veri ”cattivi”?. Finché la guerra è in corso, purtroppo è molto difficile distinguerli. Per saperlo, siamo condannati ad aspettare il giorno dopo.