Fano, il Comune vieta il telelavoro: sindacati in rivolta

Cgil, Cisl e Uil contro il ritorno dei dipendenti in ufficio a Fano. Il sindaco Seri: "Troppi a casa, ormai è diventato un privilegio"

Il sindaco di Fano, Massimo Seri

Il sindaco di Fano, Massimo Seri

Lavoro agile, reazioni pesanti. È quanto sta accadendo a Fano dove la giunta di centrosinistra, guidata dal sindaco Massimo Seri, ha deciso di revocare lo smart working ai dipendenti comunali: da mercoledì 7 luglio torneranno tutti a lavorare in presenza, fragili compresi.

I lavoratori che, per motivi di salute, vorranno continuare ad usufruire dello smart working dovranno fare domanda al Servizio personale del Comune, che valuterà caso per caso.

La signorina Silvani lavora da casa - di M. Brambilla

La decisione non è stata gradita dai dipendenti comunali, di cui si sono fatti portavoce i sindacati (Cgil, Cisl e Uil), i quali accusano sindaco e assessori di "aver dimenticato i lavoratori fragili e di eludere ogni normativa vigente".

"Lo smart working – è la replica di sindaco, giunta e capo gabinetto del Comune di Fano – applicato in modo massivo compromette l’efficienza e l’efficacia dei servizi comunali. Il lavoro agile è una prestazione che può essere svolta in modo efficace da pochi soggetti ed è una misura organizzativa da non generalizzare. Spiace vedere i sindacati che, invece di tutelari i diritti, si arroccano nella difesa di ormai ingiusti privilegi".

Chiarisce meglio il sindaco Seri: "Oggi dobbiamo dare risposte alle tante questioni della città: per farlo al meglio, con più efficienza, è necessaria una maggiore presenza".

Poi, l’attacco ai sindacati: "A mortificare i dipendenti pubblici non è la decisione della giunta di riportare il lavoro in presenza, piuttosto la reazione di Cgil, Cisl e Uil. I municipi, durante la pandemia, hanno dimostrato di essere le fondamenta del Paese. Il Comune di Fano, nel corso dell’emergenza sanitaria, è sempre stato in prima linea: lo sono stato io come sindaco e, con me, i tanti dipendenti comunali che, spesso e volentieri, hanno messo il cuore oltre l’ostacolo".

Secondo il Comune sarebbero circa 180, su un totale di 400, i dipendenti coinvolti in prestazioni di lavoro agile, alternato, ma per Vania Sciumbata della Cgil "il dato è falsato perché quello che conta sono le giornate lavorative e il 90% si svolgono in presenza".

"Il Comune di Fano – incalza Francesco Todaro della Cisl – è indietro di 20 anni, incapace di cogliere le opportunità di migliorare i servizi, anche attraverso lo smart working che, a breve, diventerà parte dei nuovi contratti".

Disappunto esprime la Uil, attraverso Maria Grazia Tiritiello, sul trattamento riservato ai fragili "ai quali è richiesto di presentare ulteriore documentazione di cui non c’è affatto bisogno visto che il Comune sa benissimo che possono usufruire dello smart working". Intanto la revoca dello smart working ai dipendenti pubblici diventa oggetto di discussione anche sui gruppi social locali, con la maggior parte degli utenti che si schiera dalla parte del Comune.