Il cinema, la gloria e la malattia Quel lungo addio iniziato 20 anni fa

Sparita dalla vita pubblica (e difesa dal marito) dopo un male degenerativo. Da poco 90enne, è morta ieri

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di Massimo

Donelli

Bella da togliere il fiato. Intelligente da stordire. Talentuosa da lasciare a bocca aperta. Non c’era più da vent’anni, Monica Vitti. Una malattia degenerativa tremenda le aveva divorato la memoria, costringendola a vivere per 7.300 giorni in lockdown, lontana dal suo mondo, quello dello spettacolo, e dal nostro mondo, quello della quotidianità che troppo spesso non apprezziamo. Eppure ieri, quando la notizia della sua morte è passata di bocca in bocca e abbiamo scoperto che aveva ormai 90 anni, siamo rimasti increduli… Monica, l’icona, nata a Roma il 3 novembre 1931 come Maria Luisa Ceciarelli (papà della Capitale, mamma di Bologna), infanzia a Messina e gioventù nella città natia, allieva di Silvio D’Amico all’Accademia nazionale di arte drammatica. Monica, l’attrice sofisticata e inarrivabile dei film in bianco e nero (‘L’avventura’, ‘La notte’, ‘L’eclisse’) del maestro Michelangelo Antonioni (1912-2007), di cui si innamorò e con il quale visse una lunga stagione di coppia al cinema e nella vita.

Monica, l’attrice poliedrica che un altro Maestro, Mario Monicelli (1915-2010), trasformò in comica affidandole il ruolo da protagonista di Angela Patanè, ‘La ragazza con la pistola’ (film del 1968) partita dalla Sicilia e diretta al Regno Unito per ammazzare l’uomo che l’aveva disonorata. Monica, che di sé diceva: "Ho capito di avere un talento per la commedia quando recitavo ruoli tragici in un modo che faceva ridere i miei amici dell’Accademia. Ho capito solo dopo che dono straordinario fosse". E poi, parlando del suo amore con il direttore della fotografia Carlo Di Palma, raccontava: "Ci siamo conosciuti sul set di ’Deserto rosso’. Mai avrei pensato di legarmi a lui, anche perché avevo deciso dentro di me che mi bastava un uomo per tutta la vita. Non credo che potrei amare un ingegnere o un medico: sento il bisogno di condividere con i miei uomini anche il lavoro". E ancora confessava: "L’amore è amore. Per me è una necessità. Non potrei vivere senza. L’amore è una condizione fisica e mentale che si trova nel sangue e negli ormoni. Ci sono quelli che non sanno e non possono amare. C’è chi si diverte e ne ha bisogno. Io ne ho bisogno. Sono appassionata". E, infine, si dipingeva così: "Se sarò costretta con una pistola alla testa a descrivermi, obbedirò e comincerò così: una vera bionda, una vera astigmatica, una vera passionale, una vera mangiona, una vera amica, davvero curiosa e non sono interessata ai pettegolezzi. Perché me ne dimentico".

Straordinaria, vero? Per raccontarla come si deve ci vorrebbe il suo grande amico Alberto Sordi (1920-2003) assieme al quale ha recitato in un tris di film indimenticabili: ‘Amore mio aiutami’ (1969), ‘Polvere di stelle (1973), ‘Io so che tu sai che io so’. Di lui diceva: "Credo di non essermi mai divertita tanto come durante i film con Alberto. È il mio compagno di giochi, un attore geniale, un uomo simpatico e generoso. Pignolo e igienista peggio di me. Le botte come le prendo io non le prende nessuno. E ne ho prese tante" (alla fine ottenne una controfigura, la giovanissima e sconosciuta Fiorella Mannoia).

Con Monica hanno recitato anche Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini (‘Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca’, 1970), Renato Pozzetto e Vittorio Gassman (‘A mezzanotte va la ronda del piacere’, 1975), Ugo Tognazzi (‘L’anatra all’arancia’, 1975), Johnny Dorelli e Gigi Proietti (‘Non ti conosco più, amore’, 1980). Avete notato? Bastano i titoli dei film per capire che la signora Vitti, bellezza intramontabile, ha raccontato chi sono davvero le italiane e gli italiani. E lo ha fatto meglio di qualunque sociologo da salotto…