Giovedì 25 Aprile 2024

Ucraina, il fedelissimo di Putin: "Un patibolo per Zelensky e i suoi"

Lugovoy, accusato dell’omicidio dell’ex agente Livtinienko, in tv evoca la pena di morte per i nemici. Bombardamenti su Kiev e Leopoli, sistema elettrico ucraino al collasso. Blackout anche in Moldavia

La Russia preme per la mediazione, ma il cerchio magico attorno al presidente Putin, di fatto, ne giustifica le scelte e i metodi. L’ultimo a essersi schierato con lo zar in ordine di tempo è Andreij Lugovoy, deputato del Partito Russia Unita, che detiene la maggioranza alla Duma, la camera bassa del parlamento russo, che è ricercato dalla giustizia britannica per l’omicidio dell’ex agente dei servizi segreti, Aleksander Livtinienko, morto nel 2006 in seguito a un avvelenamento con sostanze radioattive. In diretta sulla televisione russa Canale 1, una delle più note macchine da propaganda del regime, Lugovoij ha attaccato frontalmente il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, affermando che la Russia dovrà "farsi giustizia da sola" e che i suoi collaboratori "dovrebbero salire sul patibolo".

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La posizione del deputato è condivisa dalla larga maggioranza del suo partito, perché tutti devono qualcosa al presidente. Ma anche fuori dalla Duma, Putin vanta ancora persone pronte a sostenerlo, ora per consolidare la loro posizione di potere, ora perché sinceramente convinte che l’Ucraina e il popolo ucraino siano un male da estirpare. Tutti motivi per i quali, anche dopo la fine di questa guerra, Zelensky non potrà stare tranquillo e, se si conta chi lo vorrebbe vedere morto, ha tutti i margini per essere molto preoccupato. In prima fila fra i fedelissimi ci sono il businessman, Evgenij Prigozhin e il presidente della Cecenia, Ramazan Kadyrov. Il primo si sta ritagliando un vero e proprio ruolo politico e, per fare questo, non solo ha ammesso di essere il fondatore e padrone della Wagner, il più grande esercito privato del mondo, con oltre 30mila soldati, di cui un terzo proveniente dalle carceri russe. Alla vigilia del voto delle elezioni di Midterm ha anche ammesso di aver cercato di influenzare le scelte degli americani con la sua ‘fabbrica dei troll’ di San Pietroburgo, alimentando polemiche e spacciando false notizie attraverso i social media.

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Non meno temibile Kadyrov, che di recente ha detto che il popolo ucraino andrebbe sterminato, auspicando un’azione bellica ancora più violenta ai danni del Paese. Questo è ciò che succede fuori dalle mura del Cremlino, ma anche all’interno, il presidente può contare ancora almeno su due nomi forti pronti a sostenerlo. Il primo è Nikolaij Patrushev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, il secondo è Aleksandr Bortnikov, direttore dell’Fsb, il servizio segreto russo, erede del Kgb di sovietica memoria. Entrambi condividono con Putin non solo la permanenza per anni nell’intelligence, ma anche dalla provenienza da San Pietroburgo e una visione del mondo dove l’Occidente rappresenta una minaccia per la Russia. C’è poi un’altra figura che ormai si iscrive a pieno titolo fra i fedelissimi del presidente ed è il patriarca ortodosso Kirill, grande sostenitore di questa guerra e delle politiche patriottiche e omofobe messe in piedi dal governo e che durante la guerra hanno trovato nuovo slancio.