Il centrodestra teme la campagna acquisti Oggi al Colle: "Il premier non ha i numeri"

Lega e Fratelli d’Italia uniti: "Paese ostaggio di un governo di minoranza". Fibrillazione tra gli azzurri: la paura è che altri si sfilino

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di Elena G. Polidori

"Dimmi, Silvio, che sta succedendo in Forza Italia?". Matteo Salvini, ieri durante il vertice del centrodestra alla Camera, voluto espressamente dal leader della Lega per "fare il punto" dopo il "tradimento" di Mariarosaria Rossi e di Andrea Causin nel voto di fiducia a Conte al Senato, si è rivolto in questo modo, solo in apparenza cortese, al leader azzurro, in collegamento dalla Provenza. E malgrado le spiegazioni di Berlusconi ("Non so proprio cosa le abbiano potuto promettere – alla Rossi, ndr –, non la sento da mesi") è subito partito un ‘processo’ a Fi e ai ‘piccoli’ della coalizione sul tema dei ‘responsabili’ pronti a offrire una ciambella di salvataggio all’attuale maggioranza. Il Cavaliere, riferiscono fonti azzurre presenti all’incontro, avrebbe assicurato che Fi "è e resterà unita e si tratta solo di casi isolati", ma le rassicurazioni non bastano. I leader del centrodestra non sono saliti ieri al Colle (lo faranno oggi), consapevoli che i margini di manovra di Mattarella, in questa fase, non possono essere illimitati. E che, dunque, la richiesta di voto ha perso l’aderenza con la realtà dopo che l’esecutivo ha comunque ottenuto una maggioranza, seppur risicata. Ma questa è una strategia a medio periodo, quella a breve è tutt’altra; puntellare la tenuta della coalizione.

Su queste basi Salvini ieri ha chiesto conto agli alleati delle ‘defezioni’, lo aveva fatto anche subito dopo l’uscita di Renata Polverini dai “ranghi” della Camera, ma ieri la faccia del leader della Lega aveva un’espressione tutt’altro che conciliante, durante il vertice. Perché fuori dai Palazzi, Causin spargeva a piene mani sale sulla ferita della lacerazione azzurra a Palazzo Madama. "Ci sono almeno 10-15 senatori di Forza Italia che avrebbero fatto quello che ho fatto io e che si sono anche confrontati con me, non hanno avuto il coraggio di esporsi mediaticamente e non erano sufficientemente liberi; più di qualcuno di loro, dopo che io ho votato sì è venuto ad abbracciarmi in aula".

Ecco, il tema ora è questo; che l’argine possa venire meno. E cioè che altri deputati e senatori possano essere attratti dalla ‘quarta gamba’, a sostegno di Conte, che potrebbe formarsi in Parlamento. Il pressing dei rosso-gialli sui moderati è sempre più forte, sul tavolo c’è anche l’offerta della legge elettorale di tipo proporzionale e molti, dentro FI, non sono d’accordo a “tirare per la giacca” il Capo dello Stato nella richiesta di elezioni. Ora – dicono in FI – dobbiamo cercare di tenere botta. E "se Berlusconi non presidia l’area di centro – si dice – c’è il rischio che molti vedano in Conte il punto di approdo". Ma il numero 2 azzurro, Antonio Tajani, ha avvertito: "Se lo scostamento di bilancio passa, come sarà, con i voti determinanti del centrodestra, il governo dovrà trarne le conclusioni".

Più tardi, un comunicato ufficiale sancirà la linea: "Il Paese – si legge – non può restare ostaggio di un governo incapace, arrogante e raccogliticcio. Si tratta di una minoranza di governo che continua la sfacciata e scandalosa compravendita di parlamentari e che non si fa scrupoli a imbarcare chi, eletto col centrodestra, ha tradito l’impegno preso con gli elettori". Preoccupano su questo fronte i segnali che vengono dai senatori Udc, come Paola Binetti e Antonio De Poli. Nessun contatto – assicura la prima – ma lei stessa ha lanciato un appello a "tutta la politica" perché dia risposte su temi importanti come "la famiglia, le politiche demografiche, gli incentivi fiscali alle famiglie numerose".