Giovedì 18 Aprile 2024

Il centrodestra punta sui civici (e le sorprese)

Il vertice tra i leader entra nel dettaglio delle candidature. Esclusi i politici. Alcuni profili saranno testati, poi la scelta definitiva

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di Antonella Coppari

Le caselle sicure, o quasi, sono le solite due: Torino e Napoli. Per Roma, Milano e Bologna bisogna ancora attendere: i leader del centrodestra escono dal vertice convocato per sciogliere il nodo delle comunali con due certezze. Andare uniti e puntare su candidati della società civile, sia per sfruttare le divisioni della sinistra, sia per evitare problemi nell’alleanza amplissima che va dalla Lega a Fd’I passando per FI, fino a Noi per l’Italia di Lupi, Cambiamo! di Toti e Quagliariello per terminare con l’Udc. I politici? Potranno essere ripescati solo ove il piano A fallisse. Saranno i sondaggi sui profili che circolano a dire chi ha maggiori possibilità. La pallina infatti continua a girare per le grandi città che andranno al voto in autunno: finora si è fermata su Paolo Damilano nel capoluogo piemontese, quanto al magistrato Catello Maresca per Napoli, il disco verde per Meloni & co. è subordinato al fatto che accetti il sostegno di liste con i simboli di partito.

A distanza di mesi, i big del centrodestra sono tornati a vedersi. Un passo avanti, dopo le tensioni tra Lega e Fd’I anche a causa del Copasir. Tant’è: nel summit, sbarrata la porta a Maurizio Gasparri, a Roma sono emersi due nomi abbastanza sorprendenti perché ignoti al grande pubblico. Non del tutto sconosciuta, per la verità, è Simonetta Matone, magistrata di rilievo, per anni al Tribunale dei minori, attuale consigliere di fiducia della Sapienza nonché presenza televisiva molto assidua negli studi di Porta a porta. Invece è noto soprattutto agli ascoltatori di Radio radio, Enrico Michetti, emittente di cui il professore è opinionista. "Nomi sicuramente interessanti – il ragionamento che si fa nel centrodestra – ma come ce ne sono altri". Il no di Bertolaso, come quello di Albertini a Milano, ha lasciato più di una ferita.

Ecco, a Milano è in corsa Annarosa Racca, leader di Federfarma, che compete con il candidato senza volto: che ci sia ciascuno lo dice, ma chi sia nessun lo sa. In realtà, a sostenerlo è soprattutto Salvini che assicura: "Non solo ho un pezzo forte ma ne ho addirittura 4-5; c’è qualche primario e grande imprenditore che deve dirci se ci sta".

Ma la vera sorpresa è a Bologna: chi si sarebbe mai immaginato un candidato ex cinquestelle sostenuto dal centrodestra? Eppure, il coniglio che il prestigiatore Vittorio Sgarbi ha tirato fuori dal cappello ieri, Giovanni Favia, proprio da lì viene: primo espulso eccellente del Movimento passato dal vaffa a Grillo a gestire ristoranti nel capoluogo emiliano, sempre in prima fila nelle proteste della categoria contro le chiusure per Covid. "Non è che un inizio", spiegano a destra: si continua a scandagliare l’Emilia-Romagna, nella speranza che alla prossima riunione ci sia qualche tassello in più nel puzzle. "Se non troveremo la quadra sui candidati della società civile, valuteremo quelli politici", rilancia Tajani (Fi). In questo caso, tornerebbero in auge i nomi di Andrea Cangini per Bologna e quello di Maurizio Lupi per Milano. Insomma, se non si può più dire che siamo ancora a livello zero, molto è ancora da costruire.