Giovedì 18 Aprile 2024

Il centrodestra non esce dallo stallo Nessun accordo su Roma e Milano

Vertice rinviato a martedì prossimo. Meloni: "Basta perdere tempo". Scintille fra Carroccio e Forza Italia

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di Antonella Coppari

Un’altra fumata nera. Il centrodestra si arena di nuovo su Roma, la casella da cui dipende il resto delle candidature per le amministrative. Non che su Milano le cose vadano poi meglio: per lo sfidante di Sala, Salvini non scioglie l’enigma dei civici. Di fronte allo stallo, raccontano che Giorgetti (Lega) avrebbe detto: visto che non troviamo un accordo, siano i partiti più grandi, Carroccio e Fd’I, a scegliere i nomi da schierare. Beccandosi la replica di Tajani: "Quando Forza Italia era al 25-30% e voi al 4% non parlavi così". Tutto ciò nelle ore in cui Berlusconi rientra sulla scena con un’intervista al Giornale, dove dice "no ai mestieranti" come candidati e "sì a uomini e donne della società civile, sui quali troveremo presto un accordo", annuncia che FI non potrà votare la legge Zan, si complimenta con il governo per il "cambio di passo", ringrazia chi "si è preoccupato" per la sua salute, si mostra ottimista per il futuro della coalizione. I cui leader si rivedranno martedì, partendo da dove si sono lasciati.

E cioè dalla capitale. I papabili sono due: il professore amministrativista Enrico Michetti, e Simonetta Matone, nota per le apparizioni a Porta a Porta, in realtà uno dei nomi più pesanti nella procura di Roma. Giorgia Meloni sponsorizza l’amministrativista e avrebbe voluto chiudere ieri, ma il Carroccio frena e Forza Italia lo spalleggia: Tajani insiste sull’ex magistrato. E la leader di Fd’I scalpita: "Non possiamo più perdere tempo, abbiamo profili vincenti ma bisogna fare la campagna elettorale. Matone è una figura interessante, ma è Michetti che i sindaci chiamano quando hanno problemi. Martedì bisogna quadrare il cerchio". I due, racconta Sgarbi, verranno "sondati" e risolutivo sarà l’incontro tra Salvini e Michetti. Il cui limite è il relativo anonimato: "Non importa – ribatte Giorgia – partecipa a una trasmissione in radio e la candidatura è partita dal basso".

Se a Roma il parere decisivo è quello di Fd’I (che boccia Gasparri) a Milano è quello leghista. Ma un nome certo Salvini ancora non ce l’ha: giura di aver individuato il candidato perfetto, peccato che abbia dato forfait per ragioni di salute. In campo restano Annarosa Racca e Maurizio Dallocchio. Meloni dice di non aver problemi sui due, ma chiede una "verifica delle capacità e della visione, che deve essere compatibile con la nostra". Fra i due litiganti spera di godere Maurizio Lupi.

Verdetto in sospeso anche a Bologna. Nel vertice si è parlato quasi esclusivamente di Roma e, in generale, dell’opportunità di mettere in campo candidati della società civile. L’unico politico sfuggito alla ghigliottina è il papabile per Bologna: Andrea Cangini, forzista. E giornalista fino a tre anni fa. Salvini però, dopo Fabio Battistini, ha lanciato un altro nome, quello dell’editore Roberto Mugavero che peraltro pubblica i libri di Cangini. Sgarbi scommette che a spuntarla sarà l’ex giornalista ma la partita è aperta.

Nell’incontro tutti sono stati attenti a non nominare i molti problemi che affliggono il centrodestra: non si parla di corda in casa dell’impiccato. E Salvini? Ha regalato a tutti i leader un rosario di Fatima. Vedi mai che la Madonna facesse il miracolo. Di questioni ce ne sono: la competizione con Fd’I, che nei sondaggi ha quasi raggiunto la Lega. "Nessun problema se rende la coalizione più forte", minimizza il leghista. Poi c’è la guerra tra Forza Italia e Coraggio Italia, e infine la proposta di federazione di Salvini che FI considera un tentativo di annessione mentre il Cavaliere prende tempo.