Giovedì 18 Aprile 2024

"Il centrodestra è diviso Rischio flop alle politiche"

Per Pasquino ha vinto Letta, ma soprattutto il Pd: Draghi ora è più forte "Bene Calenda, ha intercettato l’insoddisfazione che premiò i 5 Stelle"

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di Francesco Ghidetti

Allora, ha vinto il partito dell’astensione e... "Altolà! Non è così: il partito dell’astensione non esiste. Ci sono motivazioni molto diverse nel non-voto. C’è chi non vuole. Chi non può. Chi dice “non me lo ha chiesto nessuno“. Tanti sentimenti, magari lontani fra loro mille miglia. Il problema è un altro, casomai".

Gianfranco Pasquino, classe 1942, professore emerito di Scienza politica all’ateneo di Bologna ha sue particolarissime idee su quel che è successo alle elezioni comunali. E ce le spiega.

Professore, qual è il problema?

"È irritante sentire tutto questo lamento sulla gente che non va a votare. Anche perché, come dire, non ci si rimbocca le maniche per risolvere il problema. Esempi? La possibilità di votare in anticipo. Oppure per posta elettronica. Ci sono, insomma, ottime soluzioni tecniche oltre che politiche. Cerchiamo di pensarci".

Crollano i 5 Stelle, dov’è finita la rabbia di cinque anni fa?

"Diciamo che votare per i grillini era anche una moda. E, come sempre, le mode passano. Comunque, nessun dubbio: l’insoddisfazione era profonda. A Roma, in particolare. Ora, sempre a Roma, questa insoddisfazione potrebbe, anche se in misura limitata, aver trovato la sua valvola di sfogo in Azione di Carlo Calenda. Però, sia chiaro. Non è che la rabbia sia scomparsa. Tutt’altro. Ma i cittadini potrebbero anche aver provato un senso di sfinimento. Diciamola tutta: l’esperienza di governo grillina nelle grandi città dove si è votato non è stata particolarmente brillante. E quindi la gente si è affidata al non-voto oppure a candidati che davano sicurezza, pur se non brillanti".

Ma è davvero una vittoria di Enrico Letta, leader dei dem?

"Direi di sì. È stata una vittoria “anche“ di Letta, ma soprattutto del suo partito che è tornato in prima fila. E dobbiamo registrare un motivo preciso: i candidati che hanno vinto non facevano riferimento a leader diversi, ma erano (e sono) suoi amici. Il che rende ancor più evidente la forza del segretario. Lepore a Bologna e Gualtieri a Roma, per fare i primi esempi che mi vengono in mente, hanno ottimi rapporti con Letta".

Draghi esce rafforzato da questo voto?

"Senza ombra di dubbio, il suo governo è irrobustito da questa tornata elettorale. Anche se non credo che sia stato un voto nazionale. O non solo, almeno".

Mentre il centrodestra balbetta...

"Non è proprio così. Più semplicemente il centrodestra è diviso. Prendiamo il leader della Lega Matteo Salvini. Con la pancia è all’opposizione, con la testa al governo. E la gente questo lo sente. Giorgia Meloni, che guida di fatto la coalizione, è sul fronte opposto a Draghi. Il che crea confusione e ambiguità".

E Forza Italia?

"Tiene botta relativamente bene. Certo, Berlusconi non è più quello del 1994, ma ora avrebbe buon gioco a rimproverare gli alleati che hanno fatto scelte sbagliate. Anche perché, non dimentichiamolo, i voti che erano di Forza Italia non sono andati a Lega e Fd’I, in linea di massima. Mi sa che il “moderato azzurro“ preferisce un Calenda o un Renzi. Il famoso spazio al centro".

Resta il fatto che a livello nazionale il centrodestra vincerebbe le elezioni.

"Non ne sarei affatto sicuro, proprio per le divisioni che ci sono all’interno dello schieramento. Faccio fatica a pensare a una Lega o Fd’I che pigliano voti dai moderati".

Ci sta dicendo che il futuro è Calenda?

"Ma nemmeno per idea. Non esageriamo. Ha ottenuto un buon risultato, ma occorre aspettare e vedere se è qualcosa di consolidato".

I fatti di Roma, con l’assalto alla Cgil, hanno pesato?

"Certamente. Specie per Fratelli d’Italia".

Una campagna elettorale dai toni troppo alti.

"Che il nostro sia un Paese a cultura politica non eccelsa, è un dato di fatto. Ma in Francia o, peggio, negli Usa mica sono meglio...".