Il catechismo del parroco "Scrivete le bestemmie"

Il sacerdote reagisce così alle espressioni blasfeme di un ragazzino in chiesa. Ma i genitori protestano con l’arcivescovo. E il prete finisce nei guai

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di Davide Eusebi

Il parroco sente bestemmiare in chiesa un ragazzino durante la lezione di catechismo e invita tutta la classe ad aprire il quaderno e a scrivere ognuno le proprie bestemmie. E accaduto in una parrocchia dell’entroterra in provincia di Pesaro-Urbino. L’episodio ha suscitato clamore tra i genitori, che si sono poi rifiutati di rimandare i propri figli al catechismo, e l’intervento dell’arcivescovo che ha redarguito il parroco.

Il sacerdote però spiega che "non c’era alcuna intenzione negativa e anzi il compito che avevo suggerito ai ragazzi voleva metterli proprio di fronte alle proprie responsabilità e al valore delle parole". Il parroco racconta quindi l’accaduto: "Stavamo facendo catechismo in chiesa, quando sento una bestemmia pronunciata da uno dei ragazzini. Allora ho interrotto il nostro momento e li ho invitati ad aprire il quaderno e a scrivere su quelle pagine le bestemmie che conoscevano".

Un intento, chiarisce il parroco, che "non era affatto blasfemo, al contrario. Oggi abbiamo appreso il valore delle parole. A volte non sappiamo esattamente nemmeno il significato della bestemmia e cosa voglia dire offendere Dio nella sua casa, in chiesa. Proprio per questo motivo ho deciso di provocare nei ragazzi una riflessione, facendo loro trascrivere, non certo sotto mia dettatura, ma liberamente, le bestemmie o presunte tali che conoscevano. Forse ho urtato la sensibilità di qualcuno e mi dispiace".

I ragazzini hanno eseguito con un certo imbarazzo come nel caso dell’adolescente che ha confidato al sacerdote che "sono parole brutte quelle scritte sul quaderno", come ha detto lo stesso parroco che aggiunge: "La dimostrazione che una volta scritte, quelle parole hanno assunto il loro vero significato. Abbiamo potuto analizzarle, capire che esiste l’imprecazione, la parolaccia e la bestemmia vera, quella pronunciata con il cuore, con l’intento di offendere Dio e la parolaccia meno grave. Ed esiste anche la bestemmia non vera, quando ad esempio si scrive dio con l’iniziale minuscola. Abbiamo ad esempio preso coscienza che la bestemmia scritta su un muro è voluta deliberatamente ed è una offesa grave".

Il compito si è poi concluso con il gesto di qualche ragazzino che ha strappato le pagine. ma poi tutti hanno raccontato l’accaduto a casa ai genitori che si sono rivolti direttamente all’arcivescovo per protestare con la scelta del sacerdote di far svolgere quel tipo di compito, perdipiù in chiesa, riempendo la pagina di bestemmie. Gli stessi genitori, per tutelare l’identità dei loro figli, hanno evitato commenti o una presa di posizione pubblica, cosa che invece ha fatto in una nota l’arcidiocesi che in una nota ha definito l’episodio "increscioso" e precisato di avere "intrapreso i suoi passi accogliendo con attenzione le condivisioni delle famiglie e incontrando personalmente il parroco per ascoltare le sue osservazioni in merito. Infatti il metodo che la Curia ha come proprio è quello di curare, senza clamori pubblici di alcun tipo, le relazioni con tutte le parti in causa per poter accertare la realtà dei fatti".

L’arcivescovo ha manifestato "la disponibilità ad incontrare personalmente le famiglie e ha ottenuto la promessa del parroco di indire un incontro chiarificatore con i genitori".