Giovedì 18 Aprile 2024

Il castello di carte crolla su Spacey Adesso deve risarcire 31 milioni

L’attore era stato escluso dalla sesta stagione di ’House of cards’ dopo le accuse di molestie. La casa di produzione della serie televisiva vince l’arbitrato: "La sua condotta ci ha danneggiati"

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di Giampaolo Pioli

La sua fortuna cinematografica è stata stimata in 65 milioni di dollari. Ma Kevin Spacey, uno degli attori americani di maggior talento e due volte premio Oscar con American Beauty nel 2000 e I soliti sospetti nel 1996, ne perderà la metà perché un giudice, decidendo un arbitrato, ha richiesto che sia lui a pagare alla società di produzione Mrc, legata a Netflix, la somma di 31 milioni di dollari di danni. È questa la cifra complessiva che andrà allo studio, perché è riuscito a dimostrare che la società di produzione con lo scandalo sessuale e il processo, ha subito un danno enorme durante le riprese di House of Cards. Le riprese sono state subito sospese con l’immediato licenziamento di Spacey, accusato per giunta di "rottura di contratto" per il suo comportamento sconsiderato, anche se le denunce si riferivano a episodi accaduti più di 20 anni prima. Spacey si era presentato in tribunale dichiarandosi non colpevole, ma quando i suoi avvocati chiesero che gli accusatori uscissero allo scoperto, chi aveva presentato la denuncia disse che preferiva rimanere anonimo e pertanto il caso fu annullato.

L’annullamento non è diventato un’assoluzione per l’attore, anzi la sua assenza dai grandi e piccoli schermi si è fatta molto visibile. Ma in grande segreto il team di Spacey lavorava per l’arbitrato con Netflix e la sentenza diventata pubblica solo ieri in realtà risale a ben 13 mesi fa. Mentre era in corso la sesta stagione di House of cards nel 2017 sulla condotta cinica e spietata di un singolare capo della Casa Bianca, interpretato da Spacey, un giovane attore, Antony Rapp, sporse denuncia contro la superstar. Sostenne di essere stato molestato dall’attore nel 1986, quando aveva solo 14 anni. Dopo di lui si fecero avanti altri venti ragazzi per denunciare gli abusi.

Per Kevin Spacey, così come per Harvey Weinstein, disintegrato dalle denunce e dal processo provocato dal movimento #metoo, il mondo è improvvisamente crollato. Weinstein è in carcere in attesa di un nuovo processo in California, mentre Spacey è stato scelto contro ogni parere di Hollywood per interpretare The man Who Drew God, il film diretto da Franco Nero che doveva avere nel cast anche Vanessa Redgrave. Alla fine però sotto molte pressioni la Readgrave si è sganciata dal progetto e il suo ruolo è passato a Faye Dunaway.

Presentato alla mostra del cinema di Cannes, il film non ha mai raggiunto le sale americane e potrebbe non arrivarci mai, segnando quella che appare come una grave e per ora insanabile rottura tra gli studios e il grande attore, che oggi ha 62 anni.

Il film che narra la storia piena di alti e bassi di un bravo artista cieco capace di disegnare ritratti perfetti solo ascoltando la voce delle persone (interpretato da Franco Nero) avrebbe dovuto segnare il ritorno di Spacey davanti alla macchina da presa, ma le accuse di molestie sessuali – anche se non si sono tradotte in condanne penali, ma solo economiche – pesano ancora come macigni.

I 31 milioni di dollari in compensazioni stabiliti dall’arbitrato giudiziario, che Spacey deve pagare, mettono una pietra sui costi del passato che Netflix ha dovuto subire dopo esser stata costretta ad accorciare l’ultima serie di House of cards da 13 a 8 puntate. Ma non chiudono il capitolo delle molestie e della pedofilia che rischia di diventare per lui una macchia quasi indelebile.