Il caso Roma azzoppa la ditta Pd-5S Effetto domino nelle altre piazze

Il No dei Cinquestelle a Zingaretti restringe le possibilità di far partire l’alleanza anche altrove. I problemi maggiori a Napoli e Torino. Sotto il Vesuvio torna in forse Fico. L’incognita Bassolino

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di Ettore Maria Colombo

Nessuna alleanza a sinistra per le amministrative di Roma, sarà scontro frontale e all’ultimo sangue. Una specie di terno al lotto sul cui esito sono aperte le scommesse. Chi andrà al ballottaggio tra la sindaca uscente, Raggi, il candidato del Pd, Gualtieri, e il quarto incomodo, il leader di Azione Calenda? Intesa difficile anche a Torino, dove "mancano le condizioni", ammettono sia Conte che obtorto collo i dem. Centrosinistra e M5s andranno divisi, e già si guardano in cagnesco, con la concreta possibilità che il candidato del centrodestra, il civico Damilano, possa facilmente vincere la partita. Milano neppure a nominarla. Il sindaco uscente, Beppe Sala, i grillini in coalizione non li vuole e, quindi, amen. Casomai si vedrà al ballottaggio che vedrà, ragionevolmente, Sala contro la destra.

Bologna, forse, dipende. Da cosa? Dalle primarie che si terranno, come a Roma, il 20 giugno. Se la sfida interna che già si annuncia fratricida tra il candidato dell’Apparato, Matteo Lepore, e la renziana Isabella Conti, la vincerà Lepore allora l’apparentamento, già dal primo turno, sarà possibile. Ma, se vince la Conti, i pentastellati già dicono niet. Parola di Max Bugani, grillino storico e consigliere della Raggi. Resterebbe Napoli a sancire quell’alleanza ‘organica’ tra Pd e M5s che è assai ‘disorganica’. Peccato che, a Napoli, nelle intenzioni fiore all’occhiello dell’alleanza, il presidente della Camera, Roberto Fico sia entrato in ‘modalità Zingaretti’: ci sta ripensando, vuole rinunciare. Non ci sono assicurazioni che il governo ripiani l’enorme debito accumulato dal comune (2,7 miliardi). De Luca, il potente governatore campano, è contrarissimo a Fico, una parte del Pd napoletano lo vede di malocchio e l’ex ‘viceré’ Antonio Bassolino si candida a prescindere, e toglierà voti a sinistra, senza parlare di altre assai probabili candidature di disturbo (Migliore di Iv) e senza dire che un bel pezzo della base del M5s napoletano si è già espresso contro l’alleanza. Morale, Letta e Boccia hanno chiesto all’ex ministro all’Università, Gaetano Manfredi, di "tenersi pronto", cioè di entrare in ‘modalità Gualtieri’: se Fico si tira indietro, toccherà a lui. Davvero un po’ poco, per il ‘patto’ che Conte e Di Maio da una parte, Letta e Boccia dall’altra, erano convinti di aver stipulato per le cinque grandi e importanti città che andranno al voto a metà ottobre.

Se solo il centrodestra azzeccasse un paio di candidati (tornano a girare i nomi di Lupi a Milano e ancora di Bertolaso a Roma) potrebbe, in molte città, rientrare in partita. Certo è che un Pd ancora ‘in bambola’ per lo schiaffo preso a Roma - la repentina rinuncia di Zingaretti a correre e l’altrettanto repentina necessità di far scendere in campo la ‘riserva’ Gualtieri – prova a mantenere in piedi il progetto cui Letta crede in modo indefettibile: l’alleanza ‘organica’ tra Pd e M5s. Letta è sicuro che, "al ballottaggio convinceremo i 5Stelle a votare per i nostri candidati". E Francesco Boccia, a Zapping (Radio 1), si consola così: "Sono convinto che con i 5Stelle andremo insieme al primo turno a Bologna e a Varese. A Napoli sono sicuro che andremo uniti. Non c’è un candidato, ma c’è un tavolo". Ecco, con tutto il rispetto per Varese, come per il ‘tavolo’, la verità è che, a oggi, siamo a ‘zero tituli’, nella costruzione dell’alleanza.