Martedì 23 Aprile 2024

Il caso Pasolini "Verificate quei tre Dna" A 48 anni dal delitto, chieste nuove indagini

Il regista Greco e lo sceneggiatore Giovannetti insistono: "Quella notte lui e Pelosi non erano soli, c’erano tracce di altre persone". La tesi della trappola: era lì per riprendere la pellicola originale di Salò

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di Riccardo Jannello

ROMA

Sono passati 47 anni e 4 mesi da quel 2 novembre 1975 quando all’Idroscalo di Ostia venne trovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini, poeta, regista, scrittore e intellettuale scomodo la cui fine a 53 anni sconvolse l’Italia. Un’istanza presentata al tribunale di Roma dall’avvocato Stefano Maccioni a nome di uno degli assistenti del regista di "Salò", David Greco, e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti, chiede che venga riaperta l’indagine e venga accertato di chi sono le tracce di Dna rinvenute solo nel 2010 dai carabinieri del Ris sul luogo dell’omicidio, per cui è stato condannato un "ragazzo di vita", Pino Pelosi, al tempo diciassettenne. La Cassazione il 26 aprile 1979 ha reso definitiva la condanna per omicidio colposo a 9 anni, 7 mesi e 19 giorni.

Pelosi è uscito in libertà condizionata nel 1983 ma ha continuato a delinquere. Se n’è andato per un tumore ai polmoni il 20 luglio 2017. Nei vari gradi del processo, e anche successivamente, Pelosi ha dato varie versioni, ma la Cassazione ha sancito che egli avesse agito da solo quella notte: la morte di Pasolini, sul cui corpo l’imputato passò con la macchina dello scrittore, era dovuta a un litigio dopo un rapporto sessuale per il quale lo scrittore aveva contattato il giovane nella zona della Stazione Termini.

Prima di morire, Pino "la rana" aveva cambiato nuovamente il suo racconto dicendo che Pasolini era stato tirato fuori dall’Alfa, sulla quale poi il ragazzo fu trovato dalle forze dell’ordine, da tre persone che lo picchiarono fino a ucciderlo. Il mistero è sempre più fitto. "Quella notte all’Idroscalo – afferma l’avvocato Maccioni – Pelosi non era solo: ci sono almeno tre tracce, tre ‘fotografie’ di persone e ciò giustifica il perché, dopo quasi 50 anni, è ancora possibile arrivare a una verità giudiziaria che si baserebbe su dati scientifici: si deve partire dai tre Dna per svolgere le indagini e accertare a chi appartengano".

Il movente della morte di Pasolini è sempre stato labile: solo la tragica conclusione di un incontro fra un omosessuale e un prostituto? L’imminente rivelazione sul caso Mattei che sarebbe stata svelata nel romanzo "Petrolio" rimasto incompiuto? Secondo l’istanza, si è trattato di una trappola nella quale Pasolini fu attratto, tramite Pelosi, con la promessa di riottenere la pellicola di "Salò, le 120 giornate di Sodoma" che gli era stata sottratta e alla quale teneva molto, versione che alla Commissione Antimafia aveva dato un membro della Banda della Magliana, Maurizio Abbatino.

"I magistrati – spiega l’avvocato – devono mettere insieme le tessere per fare luce sull’aggressione a Pasolini". Una verità giudiziaria che sarà anch’essa scomoda, ma che non aggiunge nulla al giudizio su un autore che era molto avanti rispetto al suo tempo.