Il caso Marò è chiuso. Con un milione di euro

Il risarcimento sarà pagato dal governo italiano a quello indiano. Poi sarà diviso tra le famiglie dei pescatori morti e l’armatore della nave

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di Lorenzo Bianchi

L’odissea giudiziaria dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso il 15 febbraio del 2012 due pescatori scambiandoli per pirati, finirà in India con il pagamento di 100 milioni di rupie, 1,1 milioni in euro, sborsati dal governo italiano. Quaranta milioni di rupie a testa andranno alle famiglie di Valentine Jelestine, 45 anni, e di Ajish Pink, 25, i due uomini che hanno perso la vita. Venti all’armatore e comandante dell’imbarcazione Saint Antony Freddie Bosco. L’assegno finirà sul conto corrente del ministero degli esteri di Nuova Delhi (che poi lo girerà alla Corte Suprema) e il caso sarà chiuso. La somma si aggiunge ai 21,7 milioni di rupie, pari a 245 mila euro, già versati alle famiglie degli scomparsi. "Un atto di ‘donazione ex gratia al di fuori di un contesto giuridico’ lo definì il ministro della difesa in carica all’epoca dei fatti, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola. In luglio la Corte permanente di arbitrato (CPA) dell’Aja aveva riconosciuto a Roma il diritto di processare i due fucilieri di marina, imponendo però al governo italiano un risarcimento alle famiglie di Jelestine e di Pink.

La Torre e Girone hanno sempre sostenuto di non aver colpito il peschereccio. L’inchiesta indiana è stata, a dir poco, discutibile. A cominciare dall’autopsia. K. Sasikala, docente associato di medicina legale all’Istituto di Medicina legale di Thiruvananthapuram, estrae due proiettili dai corpi delle vittime e non indica il calibro, ma solo la lunghezza e due circonferenze delle pallottole. Il colpo recuperato dal corpo di Jelestine è lungo 3,1 centimetri, la circonferenza sotto la punta è 2,0 centimetri e quella “sopra la base” 2,4 centimetri. Sono cifre compatibili con un calibro 7 e 62 e non con il calibro 5 e 56 dei sei fucili Beretta Ar 7090 e dei due mitra Fn minimi in dotazione ai marò.

Altri dubbi si addensano sull’accertamento balistico. Due maggiori del Racis dei carabinieri vengono ammessi alle prove di sparo, ma non vengono posti nelle condizioni di verificare se i proiettili esplosi in loro presenza erano davvero quelli estratti dai corpi delle vittime. La perizia balistica è del 19 aprile. I sequestri a bordo della petroliera Enrica Lexie, sulla quale si trovavano Latorre e Girone, si sono conclusi il 25 febbraio. C’è stato tutto il tempo di sparare con i mitra dei marò, di recuperare le pallottole e di consegnarle al perito N. G. Nisha, il quale scrive che il calibro delle ogive è 5 e 56, quello delle armi in dotazione ai marò.

Per capire la vicenda è bene fare un passo indietro. Già nel 2011 Il sito Save Tamil Nadu Fishermen aveva censito 500 pescatori uccisi dalla Guardia Costiera dello Sri Lanka e accusava di inerzia il governo di Nuova Delhi. Sugli Arrow Boat della marina cingalese sono montati mitra sovietici Pk che sparano proiettili di calibro 7 e 62, quello che corrisponde alle misure di Sasikala. Il Saint Antony era registrato nello stato indiano del Tamil Nadu, che si affaccia sul braccio di mare che divide l’India dallo Sri Lanka. Il problema era centrale nella campagna elettorale per le elezioni suppletive del Kerala. I due marò italiani furono catturati alla vigilia di un voto decisivo per il Partito del Congresso che governava lo stato.