Il caso Grillo scuote il governo, rimedia la Cartabia

Le parole della sottosegretaria grillina contro la Bongiorno sollevano l’ennesimo polverone. Ci pensa la Guardasigilli a riportare la calma

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di Ettore Maria Colombo

Richiesta di dimissioni, da parte della Lega, annuncio di querela di Giulia Bongiorno, e ‘ramanzina’ del suo ministro alla Giustizia, Marta Cartabia, forse ispirata da Draghi. La quale, compassata di suo, ieri sera ha fatto una bella ‘lavata di capo’ ad Anna Macina. La Cartabia ha spiegato alla Macina che, "come ministro, esigo che una mia sottosegretaria non intervenga in vicende giudiziarie aperte". Non una richiesta di dimissioni, quella della Cartabia, ma una bella ramanzina piovuta sulla Macina. Classe 1973, barese, grillina della prima ora, la Macina, sinora, si era fatta notare in tutt’altri settori. La proposta di legge Fraccaro, che ha tagliato il numero dei parlamentari, porta, come prima firma, la sua, ed è arrivata pure a dama.

Certo è che il “Ciro-Gate” si allarga e da ‘caso Grillo’, che già sta terremotando da due giorni l’universo dei 5Stelle, arriva a interessare anche i rapporti dentro la maggioranza, con M5s e Pd da una parte e Lega-FI-Iv dall’altra divisi su quasi tutto. E dopo quanto era accaduto il giorno precedente in Consiglio dei ministri con la Lega sulle barricate per il dl Riaperture l’allarme nei piani alti della politica è stato tangibile. L’intervento del Guardasigilli, quindi di palazzo Chigi, il fatto che sia stato reso pubblico, è spia significativa.

Il "caso Macina" era scoppiato in mattinata, quando con un’intervista al Corriere, la sottosegretaria pentastellata ha insinuato il sospetto che la Bongiorno, legale della ragazza vittima del presunto stupro di gruppo da parte del figlio fondatore M5s, Ciro Grillo, avrebbe ‘passato’ – nella sua qualità di senatrice della Lega – proprio a Salvini il video incriminato, e cioè la prova regina in cui la ragazza subisce - o non subisce – lo stupro. La Macina sostiene che "Salvini in tv ha detto di averne parlato con la Bongiorno" (falso, basta guardare il video per capirlo ) e che "la Bongiorno sta utilizzando per fini politici una vicenda in cui non si capisce se parla da difensore, che ha quel video, o da senatrice che passa informazioni al capo del suo partito". Apriti cielo. Le richieste di "dimissioni immediate" della Macina piovono da tutte le parti: non solo dalla Lega, compatta, che parla – da Matteo Salvini in giù - di “insinuazioni insultanti e inquietanti”, ma anche da esponenti di FI (Zanettin) e di Italia Viva (Annibali) con tanto di interrogazioni in merito. Macina prova a metterci una pezza a colori, dicendo che “le mie parole erano e sono un invito a sgombrare il campo da equivoci”. In sua difesa accorrono solo alcune deputate M5s e la ministra Dadone, che a loro volta insinuano sul ‘doppio ruolo’ della Bongiorno.

L’avvocato, furibonda, porterà la Macina in tribunale. Fondatrice, con Michelle Hunziker, dell’associazione “Doppia Difesa” a tutela delle donne maltrattate e abusate, replica: "La Macina si lancia in fantasiose e gravissime accuse a mio carico. Lede la mia immagine e insinua che io abbia reso noti atti del processo. Mi occupo di violenza sulle donne da decenni e non ho mai parlato con nessuno di questo procedimento, nonostante le pressanti richieste dei giornalisti". Da notare, infine, come fa Enrico Costa (Azione), "il silenzio tombale del Pd. Un silenzio calcolato per mantenere l’alleanza con i 5Stelle". Come dargli torto.